Simeone Crispino e Stella Scala, in una parola sola Vedovamazzei (1991), il Giano bifronte dell’arte contemporanea tornato sulla piazza dell’arte romana con un cammeo-performance al Maxxi (nella mostra Non basta ricordare), e in una personale da Magazzino che è anche la sintesi formato mignon di vent’anni e spiccioli di carriera. Sette diversi lavori che frugano nel percorso artistico di un binomio prossimo alle nozze d’argento, evidenziando la metodica essenzialmente coerente di chi a questione sollevata risponde con la battuta sempre pronta, rimodulando ogni volta la linea di confine tra l’effetto prodotto e la sua ricaduta percettiva. Due artisti, sette lavori, un’alterazione visiva, quella miopia che Vedovamazzei ha praticamente trasformato da scientifica “anomalia rifrattiva” ad alternativa via di fuga dal ritmo cosmico, condizione entro la quale risulta possibile deframmentare, revisionare e ripensare la realtà, e con essa tutta una serie di convinzioni e convenzioni che inchiodano l’essere umano.
Calcolando l’estro tipico del duo, la sua pertinenza col dichiarato deficit visivo, si può fondatamente avanzare la presunzione che in Antologia miope anche l’oggetto più concreto avrà proprietà fuori dalla norma. Così è, e forse anche qualcosa di più, al punto che nella morsa dei nostri persino un banalissimo pallet, icona del lavoro e al contempo del rapporto uomo/merce, solamente diviso in due e posizionato in verticale diventa roba buona per una distruzione-distorsione oggettuale molto easy ed efficace. Senonché la complicità dell’allestimento fa sorgere una provocazione: Two Half Pallets ha lo stesso corredo genetico di Short Sighted Mirror, piccolo specchio circolare collocato nella stessa sala. I due sono parenti, anche abbastanza stretti. Magari non sembra perché una cinica sequela di dati oggettivi è pronta a dire che un pallet non è uno specchio, ma questa è una personale di Vedovamezzei, quindi pure le parentele di genere sono vivamente invitate a tenersi lontane da qualsiasi oggettività. Perché quello specchio vibrante (ringraziamo Vedovamazzei dato che per una volta questo aggettivo si applica all’arte con senso proprio e non per alimentare l’ennesima sinestesia) muovendosi sfoca, decompone, annulla chiunque vi si rifletta dentro, distrugge in pratica l’essere noi stessi, la possibilità di riconoscerci in ogni tratto. E se ne esce destrutturati, alterati nella forma quanto nell’essenza, proprio come quei due mezzi pallet.
Short Sighted Mirror è l’espressione massima dell’intuizione miope, che risente della distanza più o meno ravvicinata dall’oggetto. I Coma Paintings ricalcano questa tensione ottico-percettiva, ma non per decostruire il soggetto, bensì per introdurlo in uno spazio-tempo lontano dalla realtà, estraniante e totalmente indefinibile. Potenza allucinogena che sta tutta nelle soffuse variazioni tonali dipinte ad acrilico e olio, indubbiamente riuscite e coadiuvate anche dalla diffusione di un sound targato Steve Piccolo, intervenuto con brani composti ad hoc ed eccellentemente arrangiati.
Andrea Rossetti
mostra visitata il 18 marzo 2014
dal 15 febbraio al 31 marzo
Vedovamazzei – Antologia miope
Magazzino
Via dei Prefetti 17 – (00186) Roma
Orari: da martedì a sabato, ore 11 – 20