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“…Il mio scopo è di rappresentare l’impulso vitale che è nel mondo”, spiegava Carla Accardi (Trapani,1924 – Roma, 2014) al critico statunitense Lester Cooke nel lontano 1955 in occasione di una sua personale, rivelando già allora in nuce, con lucida consapevolezza, l’ordito della sua lunga ricerca pittorica. Attraversata frettolosamente la schiamazzante Piazza del Popolo, infiliamo subito un anonimo portone del Corso. Due rampe di scale e raggiungiamo, al piano nobile, la Nuova Pesa, la storica galleria romana voluta, sul finire degli anni cinquanta, dall’imprenditore Alvaro Marchini; frequentata e animata da Ungaretti, Calvino, Guttuso, Pasolini; e restituita a nuova vita nell’85, dopo quasi un decennio di stasi, dalla figlia Simona, popolare volto televisivo.
È in corso un’antologica dedicata proprio all’astrattista siciliana, che ne documenta l’attività a partire dalla metà degli anni cinquanta: quando ha già alle spalle l’adesione al gruppo di ricerca Forma 1 (nel ’47) – vi facevano parte Turcato, Attardi, Perilli, Dorazio, Guerrini, Consagra e Sanflippo che da lì a due anni sarebbe diventato suo marito – ed ha già all’attivo numerose mostre ed i primi contatti con la stimolante vita artistica parigina dove fu attratta nell’orbita internazionale dell’art autre di Michel Tapié, critico geniale e straordinario promotore di talenti artistici come Burri, Tàpies, Capogrossi, Fontana.
Ci poniamo silenziosamente in ascolto: lungo le bianche pareti si dispiega, sempre riconoscibile, l’intricato alfabeto segnico-cromatico accardiano, ad articolare un fitto e concitato linguaggio aniconico che di quando in quando cede alla tentazione figurale. Vi cogliamo, drasticamente rifratto, il ricordo lontano, insistente, attorto di una morbida danza di Matisse. Calligrafie, arabeschi, simboli carichi di un oscuro sentore primordiale, di un’inesplicabile fascinazione orientale: si tratta in realtà di pura ideazione estetica spinta fino alle misteriose, inattingibili radici del sensibile. Ammiriamo in certi astrattisti la solida fiducia nella possibilità del pensiero di cogliere quel linguaggio invisibile che – si suppone – sostanzia le cose e le rende esistenti; e, rivelandolo, di restituirlo quindi, a noi fruitori, in enigmatiche immagini d’arte. Carla Accardi così come Kline, come Mathieu, come Capogrossi, come Tobey. elabora la propria personale rifrazione di quel mitico, invisibile alfabeto germinale – precluso dunque all’attenzione indagatrice dei sensi- matrice o fucina di quanto si rappresenta sul proscenio della vita.
Luigi Capano
mostra visitata il 3 marzo
Dal 15 febbraio al 31 marzo 2017
Carla Accardi, “Senza passato”
La Nuova Pesa centro per l’arte contemporanea
con la collaborazione della Galleria Mucciaccia
Via del Corso 530, Roma
Info: tel. 06.3610892 e-mail nuovapesa@farm.it www.nuovapesa.it