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Fino al 31 marzo il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita la mostra “Testimoni dei Testimoni”, progetto di Studio Azzurro nato da un’iniziativa degli studenti dopo l’annuale Viaggio della Memoria ad Auschwitz.
Studio Azzurro è un collettivo che lavora sui temi di arte contemporanea e nuove tecnologie sin dal tempo in cui l’ambito era ignorato o inesplorato. Erano i primi anni ’80 e l’intuizione fu felice: tecnologia sì, ma a patto che questa lasci aperto un intervento diretto dello spettatore o un suo pensiero. Tutto può essere necessario dunque, purché uno stimolo esterno completi l’opera. Questo vale anche per il lavoro al Palazzo delle Esposizioni perché qui sono stati gli studenti-testimoni a selezionare i temi su cui costruire il racconto: sullo sfondo dell’intreccio tra storie di vita e Storia, si parla pertanto di perdita di identità, di pianificazione degli esperimenti scientifici, di comunicazione durante la prigionia.
Il percorso di visita non è predeterminato, il pubblico è libero di muoversi nel grande spazio ascoltando le testimonianze dei prigionieri e dei liceali. Il primo passo è l’ingresso nel vagone merci. Uno dei punti di forza dell’esposizione è un aspetto generalmente poco trattato nei progetti che riguardano la memoria: l’analisi della Lagersprache, la lingua della “sopravvivenza” parlata dai prigionieri per cui, ad esempio, “acciughe” è il dormire stipati, “il ballo della morte” il modo in cui questi si muovono negli spazi esterni sfregandosi mani e braccia per vincere il freddo; o ancora il “blocco delle esperienze” è lo sfruttamento delle persone come cavie per esperimenti.
Ian Waldie – Auschwitz Survivor Leon Greenman 98288 At The Jewish Museum
C’è una ironia sardonica in questi idiomi, che tocca il suo culmine in espressioni come “andare a filo” che indica il suicidio spontaneo dei prigionieri nel loro lanciarsi contro il recinto elettrificato. Imparare subito questa lingua “creola” (che riunisce in metafore acrobatiche tedesco, francese, polacco e italiano), è una prima forma di sopravvivenza nel campo. “Se si ha la fortuna di trovare accanto a sé qualcuno con cui si ha una lingua in comune buon per lui – scrive Primo Levi -, se non si trova nessuno, la lingua si secca in pochi giorni e con la lingua il pensiero”.
Di acuta finezza la sezione che riguarda la perdita dell’identità. “Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome” ci ricorda ancora lo scrittore; quante volte abbiamo ricordato queste parole di fronte a quelle immagini di prigionieri schedati? Ebbene, il tocco di Studio Azzurro fa in modo che nel momento in cui ci si muove verso i pannelli interattivi, i volti sfocati dalla cancellazione calcolata dell’identità riprendono contorni nitidi e perdono le fattezze fantasmagoriche. Ecco ancora la collaborazione “dall’esterno” che chiede l’arte di Studio Azzurro. L’ingresso alla mostra è gratuito per tutte le scolaresche romane dal venerdì al martedì. Inoltre, per chi volesse proseguire con un tour delle loro opere in città, lo spazio Musia, fondato dal collezionista Ovidio Jacorossi a Campo dei Fiori, ospita un loro progetto permanente e accessibile gratuitamente: questa volta si cambia scenario, si torna nell’antica Roma nei giorni dell’assassinio di Cesare.
Eleonora Minna
Mostra visitata il 26 gennaio
Dal 26 gennaio al 31 marzo 2019
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale 194 (ingresso da Via Milano 9A)
Orari: Domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso
Info: www.palazzoesposizioni.it