Una scricchiolante pedana, come se ne possono trovare nei retroscena di una giostra. Un sentiero forse poco rassicurante a prima vista, con cui attraversiamo diversi strati di spazio, fino a ricomporre un evento unitario. La galleria, in questa esposizione, è stata ripensata in base ad un’installazione che ci collega direttamente al video proiettato. È l’artista stesso ad inventare l’allestimento che ospita i propri video. Capanne e baracche dal pessimo aspetto diventano interessanti luoghi nei luoghi, che per contrasto si isolano dall’eleganza sempre un po’ asettica delle gallerie d’arte. Si entra in una porzione dello spazio espositivo dove sul pavimento è stato montato un rialzamento ondeggiante con dei tappeti pronti ad accoglierci. Ci ritroviamo rassicurati da un’atmosfera familiare ora, accentuata dalle immagini del video. I personaggi, infatti, si accomunano a noi riducendo al minimo il distacco della finzione filmica. Sono colti in atteggiamenti banali, legati alla quotidianità, tra spostamenti geografici, riflessioni, divertimenti e dialoghi. Si va dall’umorismo alla desolazione e sembra di assistere ad un filmato amatoriale. Le immagini richiamano l’estetica del quotidiano e del comune, e traggono la loro forza dalla capacità di cogliere i diversi stimoli della realtà in atto.
La tematica dell’opera di Erik van Lieshout (Deurne, Olanda, 1968) è quella del rapporto tra l’uomo occidentale e il cambiamento della società in cui vive. Particolare attenzione viene data agli aspetti antropologici, alle dinamiche che determinano le strutture sociali; il tutto rapportato ad un linguaggio di estrema franchezza che mette insieme lo spirito d’osservazione del documentario e della fiction. I video nascono da elaborazioni veloci, e mettono al centro la figura stessa dell’artista, il suo sguardo apparentemente distaccato che assiste allo svolgersi delle cose, ma che in realtà instaura un rapporto di reazione con il mondo.
La seconda stanza invece, ricavata subito dopo la parete per la proiezione video, accoglie molti disegni in cui questo aspetto della reazione all’esterno è evidente. Il materiale di partenza riguarda tanto il vissuto privato dell’artista quanto quello pubblico di tutti noi: ritagli di giornali, pornografia, caricature e fumetti, sono alcuni degli elementi che vengono triturati in questi veloci appunti visivi, eseguiti ovviamente con tecniche miste. Qui si rimanda alla cultura dell’immagine nella metropoli, alla complessa intensità che combina contenuti a precisi contesti estetici in cui la tecnica rozza e poco sorvegliata diventa veicolo di istantaneità ed efficacia.
daniele fiacco
mostra visitata il 27 aprile 2007
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