Sono fotografie a colori di grande formato e due video gli elementi che compongono la prima personale in Italia di
Elina Brotherus (Helsinki, 1972). Figure umane, spesso di spalle, fotografate in ambienti domestici quelle tratte da
Model Studies, in spazi aperti, davanti al mare o montagne quelle appartenenti alla serie
Points of Views on Landscape. In questi due recenti cicli, la ricerca dell’artista è incentrata sulla figura del modello, su come il corpo umano si inserisce nello spazio attraverso i gesti e i movimenti più comuni, attraendo lo sguardo e catturando l’attenzione del visitatore.
Questa ricerca, iniziata nel 2000, segna una svolta nel lavoro dell’artista finlandese, poiché dapprima il centro dell’indagine era se stessa e particolari momenti della sua vita quotidiana. Col nuovo millennio, Brotherus si allontana dal percorso interiore e comincia a esaminarsi come materiale visivo, come se fosse un’altra persona. Assumono così maggiore importanza le variazioni cromatiche e la luce, ossia elementi tipicamente pittorici.
La fotografia come “nuova pittura”, dunque, fortemente influenzata dallo studio degli impressionisti, la cui conoscenza l’artista scandinava ha approfondito durante i lunghi soggiorni a Parigi, dove spesso risiede. Nei suoi scatti, la posizione dei modelli richiama infatti le opere di
Cézanne e
Bonnard, le ballerine di
Degas e
Toulouse-Lautrec.
Tutti scatti rigidamente analogici, realizzati con un vecchio modello di macchina fotografica e stampati senza alcun tipo di ritocco.
Sono ritratti di spalle, affinché l’osservatore non sia distratto dal volto del soggetto e venga a trovarsi dietro di lui, godendo del suo stesso punto di vista, stimolato tecnicamente dall’uso del primo piano. In alcune fotografie il protagonista è la stessa artista, per cui modello e autore coincidono. “
Una fotografia presenta un individuo visto di spalle che osserva il paesaggio”, scrive Lorella Scacco, curatrice della mostra, “
mentre l’altra mostra la stessa figura vista di fronte. Il modello è rimasto fermo mentre la macchina fotografica ha cambiato posizione”.
Osservatore e osservato tendono a coincidere. Forte è dunque il richiamo alla reciprocità della visione, legata in modo particolare all’identità femminile. Una testimonianza di ciò la si trova nel video
Miroir, realizzato da Brotherus nel 2001: in un bagno, uno specchio reso opaco dal vapore pian piano si snebbia, mostrandoci il viso dell’artista. Analogo tema si ritrova nel video più recente
Montagne (2004), dove a mostrarsi è una cima coperta dalle nuvole che si dischiudono.
Sia le fotografie che i video mostrano chiaramente quanto sia importante per Brotherus la ricerca dell’immagine. Un’immagine sempre diversa, irripetibile, spessa velata da una malinconia nordica, su cui l’artista concentra tutta la sua attenzione, con lo scopo di cogliere quell’attimo preciso che ha colpito la sua sensibilità. Come lei stessa laconicamente afferma, “
essentially, I’m an image-maker”.