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fino al 31.V.2008 | Pablo Echaurren | Roma, Galleria dell’Orologio

di - 22 Maggio 2008
Non è l’ironia che dà voce all’arte di Pablo Echaurren (Roma, 1951). “Qualcuno parla pure di ludicità”, spiega l’artista in occasione della personale, curata da Nicoletta Zanella, che ripercorre gli ultimi quindici anni del suo lavoro. “Piuttosto penso che ci sia lucidità, forse per via dell’aspetto terapeutico che ha per me l’arte”.
Alla Galleria dell’Orologio, nuovo spazio espositivo capitolino, spiccano due grandi tele dipinte nel 2007, Estrema giunzione e Cattedrale vegetale (In Feniglia). Opere gestuali, esplosioni di colori, energiche sgocciolature che rappresentano l’evoluzione degli acrilici su carta degli anni ‘90 come R-ondine, Simmetrica-mente, Pesci di terra, Voli-tivi. A seguire, cronologicamente, le tarsie in panno imbottito, fusione fra arte e artigianato: Il moto è blu (2003), Fuoco (2002), Cosmosi (2000). In mostra anche un mosaico del 2006, Macina, che s’ispira alla tradizione musiva dell’antica Roma, nonché un grande piatto in ceramica dipinto a grottesche, La pelle di Faenza I (1999), testimonianza di un’attività poliedrica.
Curioso esploratore dei vari linguaggi artistici o, meglio, “insolito viandante metropolitano”, come lo definisce Giovanna Bonasegale, Echaurren è un artista alle prese con “un continuo apprendimento dal sapore alchemico”.

Comune denominatore dei lavori è la semplificazione geometrica, che affonda le radici nelle avanguardie storiche, primo fra tutti il futurismo, ma anche il costruttivismo, il cubismo, il surrealismo. “Il fatto che in alcuni miei lavori ci siano, ad esempio, dei nasi lunghi o asimmetrici, non ha a che vedere con una visione scanzonata. Del resto non è che in un’opera come Le Demoiselles d’Avignon i nasi siano corti. Tra l’altro, personalmente, considero questa opera come il precedente immediato del Signor Bonaventura di Sergio Tofano. Fa parte di una schematizzazione che abbiamo acquisito dalla post-scultura africana”.
Emblematico un lavoro come Il dolore del colore (2000), dove i tubetti spremuti vanno a modellare volti tristi, piangenti. Il colore, quanto mai acceso e vitale, piange lacrime. Fortunatamente c’è la musica, altra fonte energetica per l’artista che, come testimoniato dalla mostra Al ritmo dei Ramones all’Auditorium nel 2006, è un grande estimatore della band statunitense. Ma non è tutto: Echaurren non solo ascolta i loro brani, li suona da più di trent’anni. I Ramones sono un punto d’arrivo da cui non intende allontanarsi.

Tra i progetti futuri, ancora nel complesso architettonico di Renzo Piano, una mostra della sua preziosa collezione di bassi elettrici (ne ha oltre cinquanta, acquistati nel corso del tempo secondo un percorso storico-estetico), insieme a collage e dipinti dedicati allo stesso strumento musicale.

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Echaurren all’Auditorium di Roma

manuela de leonardis
mostra visitata il 23 aprile 2008


dal 23 aprile al 31 maggio 2008
Pablo Echaurren
a cura di Nicoletta Zanella
Galleria dell’Orologio
Via degli Orsini, 32 (zona Chiesa Nuova) – 00186 Roma
Orario: da martedĂŹ a sabato ore 16.30-19.30
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0697616214; info@galleriadellorologio.it; www.galleriadellorologio.it

[exibart]

Nata a Roma nel 1966, è storica e critica d’arte, giornalista e curatrice indipendente. Con Postcart ha pubblicato A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (2011), A tu per tu con i grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (2013); A tu per tu – Fotografi a confronto – Vol. IV (2017); Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (2013), progetto a sostegno di Bait al Karama Women Center, Nablus (Palestina). E’ autrice anche Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (ali&no, 2015) e Isernia. L’altra memoria – Dall’archivio privato della famiglia De Leonardis alla Biblioteca comunale “Michele Romano” (Volturnia, 2017).

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