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fino al 31.VII.2001 Benito Rosas – marmi e bronzi Roma, Istituto Italo LatinoAmericano
roma
Il sole, la luna, corpi che si fondono, porte che si aprono sulle profondità dell’anima umana. E’ questo il magnetico mondo di Benito Rosas, scultore peruviano alla sua prima personale in Italia...
Conosciutissimo in America Latina (le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti dei Musei Nazionali d’Arte Moderna di Perù, Colombia, Venezuela) e in Corea, Benito Rosas ha rappresentato il suo paese nella passata edizione della Biennale di Venezia e adesso è a Roma per la sua prima personale italiana. La mostra organizzata dall’IILA, in collaborazione con l’Ambasciata del Perù in Italia, ce lo fa finalmente conoscere attraverso una quindicina di opere di diverse dimensioni, in marmo travertino e bronzo patinato. Forte il compromesso dell’artista con la cultura da cui proviene: lui stesso confessa di essere un avido collezionista d’arte precolombiana, nonché profondo conoscitore dei riti sciamanici che ad essa si collegano. Così come le ceramiche Chancay, anche le sue sculture suggeriscono usi rituali, rappresentando oggetti quotidiani non nella loro funzione pratica, bensì nel loro spirito. Proprio la ricerca dell’essenza delle cose è la chiave di lettura dell’opera di Benito. Gli oggetti rappresentati (soli, lune, personaggi maschili e femminili, porte, case, paesaggi) sono come nudi, spogliati dei loro ornamenti accidentali e riassunti in pura forma. Dominano le linee curve, il cui moto circolare allude all’unità perfetta e rende le sculture atemporali. E’ un’energia magnetica quella che emanano queste forme purissime, energia che si diffonde nell’intero spazio espositivo trasformandolo in luogo “sacro”. Anche i materiali utilizzati, la pietra ed il bronzo, sono quelli che meglio si prestano alla realizzazione di volumi puri. Viene voglia di accarezzarne la superficie liscissima, levigata con cura dall’artista nel suo laboratorio di Lima. L’opera di Benito è tutt’altro che fredda. Sprigiona una forte sensualità, dove tuttavia i riferimenti erotici non sono mai fine a se stessi, ma rimandano alla concezione mistica della sessualità propria della cultura andina: il sole e la luna sono come seni o sessi, la spinta opposta delle linee curve richiama l’unione carnale, i personaggi maschili e femminili penetrano l’uno nell’altro, fondendosi in unità perfetta. Dice delle sculture di Benito Jorge Secada Koechlin, il filosofo peruviano che ha curato l’introduzione del libro “Benito Rosas” (Antares Editores, Lima 1996): “Mi pare che tutte rimandino ad un unico tema fondamentale: la comunicazione e l’amore tra gli esseri umani”, “…è impossibile non percepire in esse la genuina umanità dell’artista ”.
germana mudanò
“Benito Rosas: marmi e bronzi”, 3-31 luglio, Galleria dell’Istituto Italo Latino Americano, Vicolo de’Cantinari 3 (P.zza Cairoli); lun.-sab ore 11-19, ingresso gratuito. Info. 06.684921, e-mail artista: benitorosas@libero.it
[exibart]
Mi ha colpito la forma pura delle sue opere.