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16
luglio 2008
fino al 31.VII.2008 Erwin Blumenfeld Roma, Il Ponte
roma
Un artista dalla vita tumultuosa. Dove niente sembra scivolare addosso senza lasciare un segno o un’influenza creativa. Blumenfeld alla fine è riuscito a fondere insieme tre carriere: donne, arte e fotografia...
Un Dada collage-maker che ha preso in giro i sistemi corrotti a cavallo delle due guerre; un innovativo fotografo che ha portato in primo piano la bellezza e il mistero della forma femminile; uno dei fotografi di moda più pagati nel decennio tra gli anni ’40 e ’50. Sopravvissuto ebreo tedesco, scampato alla follia di due guerre mondiali, Erwin Blumenfeld (Berlino, 1897 – Roma, 1969) è diventato famoso grazie agli originali ed eleganti scatti fatti per le copertine di magazine d’eccezione come “Vogue” e “Harper’s Bazaar”, così come per clienti quali Helena Rubinstein, Chanel, Cartier e tanti altri.
Blumenfeld ha portato l’occhio d’artista e un’inesauribile immaginazione alla fotografia di moda, usando interessanti tecniche di sviluppo in camera oscura: solarizzazione, esposizione multipla, sovrapposizione di immagini tra le più efficaci sperimentate nel magazzino adibito a camera oscura del piccolo negozio che negli anni ’30 aveva aperto ad Amsterdam, producendo e vendendo borse di pelle per donna.
Spesso, forse poco ricordato per i suoi collage che l’hanno visto tra i protagonisti del movimento Dada, negli anni ’20, insieme a Tristan Tzara e Man Ray, pieni di irriverenza mista a ironia tagliente. Questi sono i lavori che hanno aperto le porte allo sviluppo di un nuovo vocabolario, segnando lo stile della fotografia e delle arti visive. Blumenfeld, però, come Man Ray, è più riconosciuto tra i personaggi che hanno influenzato maggiormente il surrealismo, così anche come le foto in mostra alla galleria Il Ponte.
La meraviglia è oltretutto amplificata dalle geometriche sculture modulari cromate di Gianni Piacentino lungo le due stanze che devono essere attraversate per arrivare alla “galleria tre”, dove i sei scatti accolgono lo spettatore. Una piccola parete dove viene palesato il suo genio creativo in soli sei ritratti in bianco e nero. Tutta l’esperienza dell’artista, sia personale che tecnica, si concentra su un esile corpo nudo e diafano che emerge da uno sfondo altrettanto chiaro. Il corpo è immortalato attraverso uno schermo perforato, in modo da riprodurre una trama sul busto in delicata torsione, seno appena visibile, braccia aperte in posa, così a formare una croce (proprio come fosse una scultura di Brancusi).
I tratti somatici e il trucco si combinano in una sinuosa linea grazie al primissimo piano dell’occhio di una donna che volge lo sguardo altrove con una innaturale posa. Tra i più incantevoli scatti troviamo i fotomontaggi, che sembrerebbero di moda ma con dettagli in sovrimpressione, come una collana di perle o la figura di una donna in cui una linea verticale separa la sua parte vestita da quella in lingerie, assumendo un’espressione assurdamente impostata e distante.
Blumenfeld ha portato l’occhio d’artista e un’inesauribile immaginazione alla fotografia di moda, usando interessanti tecniche di sviluppo in camera oscura: solarizzazione, esposizione multipla, sovrapposizione di immagini tra le più efficaci sperimentate nel magazzino adibito a camera oscura del piccolo negozio che negli anni ’30 aveva aperto ad Amsterdam, producendo e vendendo borse di pelle per donna.
Spesso, forse poco ricordato per i suoi collage che l’hanno visto tra i protagonisti del movimento Dada, negli anni ’20, insieme a Tristan Tzara e Man Ray, pieni di irriverenza mista a ironia tagliente. Questi sono i lavori che hanno aperto le porte allo sviluppo di un nuovo vocabolario, segnando lo stile della fotografia e delle arti visive. Blumenfeld, però, come Man Ray, è più riconosciuto tra i personaggi che hanno influenzato maggiormente il surrealismo, così anche come le foto in mostra alla galleria Il Ponte.
La meraviglia è oltretutto amplificata dalle geometriche sculture modulari cromate di Gianni Piacentino lungo le due stanze che devono essere attraversate per arrivare alla “galleria tre”, dove i sei scatti accolgono lo spettatore. Una piccola parete dove viene palesato il suo genio creativo in soli sei ritratti in bianco e nero. Tutta l’esperienza dell’artista, sia personale che tecnica, si concentra su un esile corpo nudo e diafano che emerge da uno sfondo altrettanto chiaro. Il corpo è immortalato attraverso uno schermo perforato, in modo da riprodurre una trama sul busto in delicata torsione, seno appena visibile, braccia aperte in posa, così a formare una croce (proprio come fosse una scultura di Brancusi).
I tratti somatici e il trucco si combinano in una sinuosa linea grazie al primissimo piano dell’occhio di una donna che volge lo sguardo altrove con una innaturale posa. Tra i più incantevoli scatti troviamo i fotomontaggi, che sembrerebbero di moda ma con dettagli in sovrimpressione, come una collana di perle o la figura di una donna in cui una linea verticale separa la sua parte vestita da quella in lingerie, assumendo un’espressione assurdamente impostata e distante.
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Galleria Il Ponte Contemporanea
Via di Monserrato, 23 (zona campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: da lunedì a venerdì ore 12-20; sabato su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0668801351; fax +39 0668211034; info@ilpontecontemporanea.com; www.ilpontecontemporanea.com
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