Dopo Monet (archiviato con più di 300mila vistatori) e prima di Magritte (atteso per la primavera del 2001), gli spazi espositivi del Vittoriano ospitano, per concludere l’anno giubilare, l’ennesima monografica, questa volta dedicata a Wassily Kandinsky.
In particolare la mostra ripercorre i periodi artistici più significativi del maestro moscovita che vanno dal 1896 (il primo viaggio a Monaco di Baviera) al 1921 (l’abbandono definitivo della Russia e il trasferimento a Berlino e poi in Francia). Attraverso un’ottantina di opere provenienti da grandi collezioni pubbliche russe e, in alcuni casi, mai viste in Italia, si ripercorre la vicenda pittorica del maestro a partire dai primi dipinti ancora pervasi dallo Jungedstil e permeati dalle atmosfere fiabesche della sua patria. Riguardo all’inizio della sua attività pittorica Kandinsky scrisse: ”D’improvviso, per la prima volta, vidi un quadro. Il catalogo mi diceva che si trattava di un pagliaio, ma non riuscivo a riconoscerlo. Questa incapacità a riconoscere il soggetto mi turbò. Ciò che però mi riuscì perfettamente chiaro fu la forza incredibile, a me prima ignota, della tavolozza, che andava oltre tutti i miei sogni, la pittura divenne per me una forza ed una magnificenza fiabesca”.
In questa frase – che tra l’altro lega questa esposizione alla precedente ospitata negli stessi spazi considerando che il quadro che rappresentava il pagliaio è “I Covoni ” di Claude Monet – ci anticipa quello che sarà negli anni seguenti la pittura di Kandinsky. La sua opera, in futuro, rappresenterà la ricerca dell’assoluto, dell’arte pura, l’estraniazione prima parziale e poi totale a qualsiasi riferimento al figurativo ed al reale, il tentativo di creare una sintassi della pittura attraverso la scrittura di testi come “Lo spirituale nell’arte” o “Punto, linea, superficie”.
Nelle sue prime esposizioni in Russia l’artista venne quasi deriso dalla critica tanto che alcuni critici affermarono che ”l’orientamento scelto dal nostro artista nella pittura è da considerarsi un’appendice dell’impressionismo francese e, diciamolo pure, un suo figlio illegittimo…” o peggio che ”i quadri esposti del signor Kandinsky evocano emozioni talmente particolari che durante la loro contemplazione puoi solo stringerti nelle spalle per la perplessità”.
Le opere della fine degli anni ’10 fino al 1921 sono continui sviluppi verso un più radicale astrattismo che vedrà l’artista approdare alla completa razionalizzazione e geometrizzazione della sua poetica.
Concludiamo con una nota tecnica per evidenziare l’ottima illuminazione, ideata da Adriano Caputo, che ci ha convinto a differenza delle passate performance le quali, segnatamente nella mostra su Monet, hanno avuto su Exibart alcune costruttive critiche.
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massimiliano tonelli
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mannacc' a morte.. chi o capisc' a chist...
ma c'aggia 'i per forza pecchè nce piac a muglierema
mi avete convinta! vado a vederla
il nome di Kandisky si scrive in Italiano "Vassilij" e non Wassily, dato che in Russo si scrive: Baciliì (con la B=V; c=s; ì=i)
ma nc'ede ffare muta cuda?speriamu de none
E' difficile andar via da una mostra quando un opera capta il tuo cuore e descrive un mondo nel quale vorresti vivere!Che meraviglia
La mostra è congeniata razionalmente ed emotivamente in modo appropriato per dare la possibilità di capire questo grande maestro. Ciò che più mi ha colpito e stupefatto è stata la capacità con la quale Kandinsky ha dato "vita" al colore. Nei suoi quadri c'è l'esplosione del colore che divampa e ti prende l'anima. Veramente bella!
è stupenda io sono andata a vederla con la scuola non perdetela ! ! !
...IO ANDRO' A VEDERLA SABATO...BEH...MEGLIO TARDI CHE MAI!!!!!
Cazzo...me la sono persa!
26/12/2000
Francesco, Italia
il nome di Kandisky si scrive in Italiano "Vassilij" e non Wassily, dato che in Russo si scrive: Baciliì (con la B=V; c=s; ì=i) ......caro Francesco, però il cognome è KandiNsky (o...*.kij), non credi?