Matrici antiche in rame, in acciaio o in piombo quelle moderne. Lastre su cui incidere, lasciare il segno di un’idea che – una volta passata alla stampa – diviene icona o mezzo divulgativo secondo il periodo storico, le esigenze o le intenzioni dell’autore.
L’esposizione La Stampa calcografica da Mantegna a Chagall fa parte di un progetto quadriennale attraverso il quale l’Istituto
Le opere, circa 150, si snodano lungo un percorso cronologico che parte dalle prime prove di incisione del XV secolo, i nielli (così detti perché utilizzati inizialmente come modelli per gli orafi) per seguire con i capolavori di Pollaiolo, Mantegna e i rispettivi seguaci fiorentini e veneti. Spiccano per bellezza e meticolosità le opere dei maestri nordici, veri signori dell’incisione nel XVI secolo, tra cui la splendida serie di Albrecht Dürer, che ripropone la celebre Melencolia I (1514). Interessante la sezione dedicata alla stampa di traduzione del Cinquecento, deputata alla divulgazione delle opere dei Maestri, altrimenti inaccessibili agli artisti lontani dai centri propulsori dell’arte; immancabile Marcantonio Raimondi con le sue riproduzioni raffaellesche. Nutrita anche la schiera degli autori del Seicento tra i quali Agostino Carracci, di cui è
Il materiale didattico presente nell’esposizione è – purtroppo – limitato a due pannelli esplicativi contenenti uno le nozioni sulla tecnica incisoria e l’altro sulle modalità di conservazione e recupero delle matrici attraverso l’acciaiatura e la cromatura. In compenso, la qualità delle opere esposte è talmente intensa da coinvolgere lo spettatore in un percorso intelligente e affascinante.
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