Al pari di illustri predecessori del collezionismo, Fabrizio Lemme e sua moglie fanno della loro vita quasi una vocazione alla raccolta d’arte. Con quella sistematicità che affonda le sue radici nel Settecento, quando dello studio dell’antico se ne fa una disciplina e non solo una passione. E così, come si addice ai salotti letterari degni di questo nome, si riuniscono con valenti conviviali e parlano d’arte. Poi, con la consulenza di studiosi come Federico Zeri, Giuliano Briganti e Italo Faldi, fanno i loro acquisti.
Ora la loro collezione conta circa trecento pezzi, di cui una parte da aprile 2007 è stata donata al Palazzo Chigi di Ariccia. Sono tutti dipinti del Seicento e del Settecento romano, la maggior parte di soggetto religioso, ma non mancano ritratti e scene allegoriche. In mostra pittori classicisti, naturalisti, alla maniera di
Lanfranco,
Pietro da Cortona,
Bernini,
Maratta, seguaci di
Luti,
Conca. Esponenti poi del Rococò internazionale e anticipatori del Neoclassicismo. Nomi illustri e meno noti, uno spaccato talmente approfondito della pittura romana che “
non ha precedenti a Roma per consistenza e coerenza scientifica” e che porterà Palazzo Chigi, insieme alla preesistente raccolta Fagiolo, a diventare il riferimento internazionale per il Barocco romano.
È importante sottolineare la futura destinazione, oltre che la provenienza di questa raccolta, perché è proprio coerente con lo spirito dei due collezionisti. Le opere saranno infatti collocate a quadreria alla maniera dei
cabinet d’amateur, come accadeva in passato. Inoltre, il museo che ne nascerà avrà la stessa radice di note gallerie e musei romani come la Pinacoteca Capitolina, le gallerie Borghese, Spada, Corsini.
Tutte raccolte che nascono da nuclei costitutivi di collezioni private. Come queste, anche la donazione Lemme è un vero e proprio dono alla cultura.
Agli acquisti delle opere fanno seguito accurate scelte per le cornici. Alcune coeve ai quadri, altre originali. Pochissime quelle rifatte nel Novecento e tutte in sintonia con le opere. Numerosi sono i quadri firmati e datati, cosa ovviamente assai importante per la ricostruzione storica della produzione degli artisti.
Fra le tele, quasi impossibile citarne alcune piuttosto che altre, due importanti
Giacinto Brandi (
Ebbrezza di Noè e
Loth e le figlie),
Domenico Fetti (
Suicidio d Cleopatra),
Sebastiano Conca (
Cristo e la Samaritana). Impareggiabile il
San Bartolomeo con i simboli del martirio di
Pompeo Girolamo Batoni, che da solo vale la visita. Il santo, ritratto di tre quarti, il volto di mirabile fattura, ha tra le mani gli attribuiti del suo martirio: la pelle che gli è stata tolta e il coltello della decapitazione. La luce cha batte sulla schiena, le pieghe nella pelle ridotta a straccio tra cui si intravede il volto, il panneggio del manto, ne fanno un’opera davvero eccelsa. Fra i ritratti spicca la bellissima principessa di
Pier Leone Ghezzi (
Ritratto di una principessa della famiglia Altieri).
La collezione, che arriva al pubblico dopo la scomparsa della consorte di Fabrizio Lemme, Fiammetta, regala alla donna eterna memoria, portando nei secoli un importante regalo di cultura e arte.