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23
aprile 2008
fino al 4.V.2008 Roxy in the Box Roma, Dora Diamanti
roma
Alcune scoppiano, altre no. Sono le bubble di Roxy, a illustrare il trasformismo dalla verità alla bugia. Scontrandosi con l’imprevedibilità della realtà, tra delusioni e illusioni. Per vedere se quello che ci muove Is it art, or is it love?...
Le mille bolle blu, colorate e gioiose cantate da Mina, sono proprio da archiviare. Con Roxy in the Box (Napoli, 1967) il motivo è diventato un jingle da discoteca, il sapone è ora gomma da masticare e il mondo regala sogni solo a chi afferma la propria immagine con glamour e sex-appeal, senza rimanere soffocato dalla polvere di stelle nell’universo di vanity fame costruitosi.
Si sviluppa così un concetto a tratti autobiografico -di arte e amore, verità e bugie, illusioni e falsità- che lega tra loro quattro opere pittoriche, un video e una video-chat. Si schiudono sulla parete, come i petali di un fiore, i 42 tondi ad acrilico su tavola di Message in a Bubble, un luogo circoscritto dove l’immaginazione diviene un medium per raffigurare persone e personaggi. Volti sconosciuti di chi resiste, vincendo battaglie personali, di chi chiedendo un abbraccio fa da contrappunto alla voglia di condividere in Sharing bubbles, mentre per qualcun altro The bubble has burst, il sogno o l’incantesimo della vita è scoppiato mettendo a nudo la durezza della realtà. Messaggi d’amore e speranza sono contenuti invece nella coppia che soffia su una nuova bolla in Forever, tutti caratterizzati da scritte brevi, da leggere in velocità come uno slogan pubblicitario, con una grafica riconducibile a quella dei comics, dei font da spot e da computer.
Volti in altri casi riconoscibili consacrati come un re e una regina, ossia il Mario Merola di W il King e A royal bubble con tanto di corona per Lady D. I ritratti hanno la forza delle stampe, marchiati con forza dal nero nei contorni e risaltati da sfondi colorati in arancione, viola fino al verde riempitivo di un vuoto Flusso di incoscienza che ha colpito Britney Spears. Nella rielaborazione della copertina della rivista “Max” con l’aggiunta di scritta e flebo, la cantante è per l’artista l’incarnazione del personaggio costruito a tavolino, un’arte operazione di marketing fallace. La sua è una bolla Toxic, come forse profeticamente cantava anni fa.
Roxy trasforma a proprio piacimento i riferimenti formali del pop, facendoli scivolare nella dolce disco-canzoncina di Le voilà, video in cui compare accanto al performer Gennaro De Masco, una trasformista e un marinaretto che si alternano su una tappezzeria di fiori coloratissimi, sparandoci in faccia le loro big bubble masticate voluttuosamente. Sensualità e desiderio, fragilità e smarrimento in un mondo dove “l’immaginario pop diviene un pretesto, un solido muro di emozioni contro il quale si infrange ogni bolla di sapone, labile involucro delle nostre verità e delle nostre bugie”, come scrive Micol Di Veroli. Termini che ritornano in Just Labial, labbra carnose che si schiudono, ammiccano invitando e rifiutando mentre scandiscono le parole chiave di “amore, arte, bubbles”.
Il message in forma evanescente di bolla, lanciato nel mare della
Rete è infine raccolto da Vissi d’amore vissi d’arte e Sono tutte bubbles, i protagonisti della video-chat. Il primo è un anonimo inquilino della bolla e il secondo un disilluso realista, a cui i rimasugli di sapone sono rimasti attaccati sulle scarpe.
Si sviluppa così un concetto a tratti autobiografico -di arte e amore, verità e bugie, illusioni e falsità- che lega tra loro quattro opere pittoriche, un video e una video-chat. Si schiudono sulla parete, come i petali di un fiore, i 42 tondi ad acrilico su tavola di Message in a Bubble, un luogo circoscritto dove l’immaginazione diviene un medium per raffigurare persone e personaggi. Volti sconosciuti di chi resiste, vincendo battaglie personali, di chi chiedendo un abbraccio fa da contrappunto alla voglia di condividere in Sharing bubbles, mentre per qualcun altro The bubble has burst, il sogno o l’incantesimo della vita è scoppiato mettendo a nudo la durezza della realtà. Messaggi d’amore e speranza sono contenuti invece nella coppia che soffia su una nuova bolla in Forever, tutti caratterizzati da scritte brevi, da leggere in velocità come uno slogan pubblicitario, con una grafica riconducibile a quella dei comics, dei font da spot e da computer.
Volti in altri casi riconoscibili consacrati come un re e una regina, ossia il Mario Merola di W il King e A royal bubble con tanto di corona per Lady D. I ritratti hanno la forza delle stampe, marchiati con forza dal nero nei contorni e risaltati da sfondi colorati in arancione, viola fino al verde riempitivo di un vuoto Flusso di incoscienza che ha colpito Britney Spears. Nella rielaborazione della copertina della rivista “Max” con l’aggiunta di scritta e flebo, la cantante è per l’artista l’incarnazione del personaggio costruito a tavolino, un’arte operazione di marketing fallace. La sua è una bolla Toxic, come forse profeticamente cantava anni fa.
Roxy trasforma a proprio piacimento i riferimenti formali del pop, facendoli scivolare nella dolce disco-canzoncina di Le voilà, video in cui compare accanto al performer Gennaro De Masco, una trasformista e un marinaretto che si alternano su una tappezzeria di fiori coloratissimi, sparandoci in faccia le loro big bubble masticate voluttuosamente. Sensualità e desiderio, fragilità e smarrimento in un mondo dove “l’immaginario pop diviene un pretesto, un solido muro di emozioni contro il quale si infrange ogni bolla di sapone, labile involucro delle nostre verità e delle nostre bugie”, come scrive Micol Di Veroli. Termini che ritornano in Just Labial, labbra carnose che si schiudono, ammiccano invitando e rifiutando mentre scandiscono le parole chiave di “amore, arte, bubbles”.
Il message in forma evanescente di bolla, lanciato nel mare della
Rete è infine raccolto da Vissi d’amore vissi d’arte e Sono tutte bubbles, i protagonisti della video-chat. Il primo è un anonimo inquilino della bolla e il secondo un disilluso realista, a cui i rimasugli di sapone sono rimasti attaccati sulle scarpe.
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dal 27 marzo al 4 maggio 2008
Roxy in the Box – Message in a bubble
a cura di Micòl di Veroli
Dora Diamanti Arte Contemporanea
Via del Pellegrino, 60 (zona campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: da lunedì a sabato ore 15.30-19.30
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0668804574; info@doradiamanti.it; www.doradiamanti.it
[exibart]
Roxy nei tondi… e sugli scudi!
roxy cara,
proprio non rieci a capire che la buona arte deve necessariamente passare per una buona realizzazione del manufatto? possibile mai che, alla tua età, non ti sia ancora resa conto del fatto che le tue cose sono brutte e approssimative? continui ancora ad utilizzare le tempere “giotto” e quell’orribile pennarello nero per le linee di contorno? sai, forse è proprio questo il motivo per il quali passi da una galleria all’altra senza mai stabilire un rapporto continuativo con nessuna di esse: mi sa che ti hanno sgamata…
buono studio
Stile pop e sagace ironia… quello che i tuoi detrattori credono difetto è invece la tua forza…
Brava Roxy…
Roxy cara,
“Non è il mondan romore altro ch’un fiato
di vento, ch’or vien quinci e or vien quindi,
e muta nome perché muta lato.”
L’invidia torca da te i suoi occhi putti… e anche ciechi. Non ragioniam di lor, ma guarda e pitta… Le bubble gusto bile avvelenano solo chi le mastica… tanto, esplodono presto… Quando i cretini fanno booooom!
Come fare per dimenticare!
Ma potrebbe insegnarlo?
Si dice sia tra le arti la più facile
quando si impara il metodo.
Cuori duri son morti
nell’acquisirla, eppure
il sacrificio per la scienza adesso
è piuttosto comune.
Sono andata anche a scuola
ma non ne son uscita più informata –
il mappamondo non lo puo’ insegnare
e non serve a niente il logaritmo.
“Come dimenticare”!
Venga qualche filosofo a spiegarmelo!
Ah, essere eruditi
quanto basta a saperlo!
C’è scritto in qualche libro?
In questo caso io potrei comprarlo –
E’ simile a un pianeta?
I telescopi potrebbero scoprirlo –
Se invece è un’invenzione
deve avere un brevetto.
E tu, dimmi, lo sai,
rabbi del libro saggio?
Emily Dickinson
Siam ancor qui a parlare di questa italietta
facilona ove chiunque può criticar il lavoro altrui, basta rimaner nell’anonimato, basta non metter la faccia quantunque potrebbe mettervicisi il posteriore, le terga dico.
Mi sembra oramai che la controversa Roxy sia l’oggetto di un oscuro contender tra persone che oscure rimangono ed in anonimato presto vengon dimenticate.Roxy è e rimane, si ami o si disprezzi, quanto di più spontaneo e creativo offra il nostro povero sistema artistico italiano.
Mi domando cosa si vuole dimostrar con questi commenti?
Forse è vietato usar mezzi poveri nell’arte?
Forse dobbiam tornare alla confraternita dei preraffaelliti?
E’ forse un reato esser liberi nella forma e nella tecnica?
Se così fosse allor io vi chiamo
Duchamp, Pistoletto, Grifi, Schifano, Debord, Brakhage
La vostra arte non vale nulla questo almeno è quanto afferma il signor Marco nessuno.
Ma al di là di tutto, le ingiurie sono molto umilianti per chi le dice, quando non riescono ad umiliare chi le riceve.
Cordialità
Emanuele Napolitano
Brava Roxy!
Geniale.
Caro Marco,
tu che affermi che la buona arte deve necessariamente passare per una buona realizzazione del manufatto, che odi il pennarello nero e le tempere “Giotto”,
dacci un riferimento sul tuo lavoro e in che cosa consiste, magari, se sei pure bravo ti becchi qualche bel commento da studentello d’istituto d’arte al primo anno.
…E dacci sti link vogliamo vedere, siamo curiosi.
Facci vedere il tuo manufatto.
non si tratta di essere bravi studentelli dell’istituto d’arte. non si tratta di mezzi “poveri”… si tratta, semplicemente, di competenza tecnica, di quella specificità del mestiere che roxy non possiede. fatemi il favore, non tirate fuori i soliti nomi: duchamp e compagnia bella. semmai, studiatelo duchamp, ma studiatelo come si deve. vi accorgerete ti averlo tirato in ballo a sproposito. la storia dell’arte bisogna conoscerla, profondamente e non per via di citazioni che lasciano il tempo che provano. poi, a riguardo della “semplicità” e “povertà” dei mezzi, discutiamone, ma con serietà e con cognizione di causa. un conto è dipingere “male” per scelta (vedi i “nuovi selvaggi”)un’altra cosa è dipingere male perchè non si riesce a fare di meglio. miei cari, il lavoro, quello che si vede, non mente: se è difettoso lo è e basta. smettiamola con questa storia della provocazione, dell’ironia, degli alti e profondi contenuti. iniziamo a guardare ai fatti.
Roxy, a me il tuo pennarello e le tempere Giotto MI piacciono.
Avevo già lasciato un commento ma nn è stato pubblicato perchè forse troppo irruento.
Vorrei solo dire a Marco che probabilmente è uno di quelli legati ancora alla tradizione pittorica e/o ai virtuosismi tecnici.
Roxy avrebbe potuto trovare diecimila soluzioni facili di produzione realizzando le sue opere con altri media o semplicemente delegando alcuni virtuosi operai, probabilmente a te cari, come fanno in molti da Jeff Koons in poi.
La forza del suo lavoro, ricerca a parte perchè si parla di tecnica, è proprio quel suo modo molto particolare di dipingere…onesto, schietto e riconoscibile.
Caro Marco siamo nel 2008, apri gli occhi, gira, visita le fiere e cerca di avere un quadro meno provinciale della realtà dei fatti ed esci dalla tua bolla di sapone….come da titolo…sono tutte Bubbles!!!
Roxy Rulez!!!
Caro Marco,
per come hai impostato i tuoi commenti probabilmente è inutile continuare,
dal momento che pensi di possedere la verità assoluta e scomodi Duchamp e inviti tutti a studiarlo bene.
Un’artista in una mostra si mette a nudo e solo per questo motivo merita rispetto. Ognuno è libero di fare le sue condiderazioni ma questo tuo taglio così agressivo, manifesta poca distensione intellettuale, una condizione che proprio il Nostro benamato Marcel ci ha insegnato ad aprezzare, prima di qualsiasi altra cosa.
Se hai avuto una buona insegnante, il “dadaismo” si studia verso la fine del quinto anno di scuole superiori, questo significa che ti avevo sottovalutato.
E poi… giacchè sei così onniscente,
tira fuori il link! Vogliamo vedere il tuo manufatto, concedicelo.
tutto sto baccano per un pò d’accademia, ma viva la varietà!
e poi Roxy: PURCHE’SE NE PARLI
p.s.chiama “Kill Banana” e falle sparare una rafficata di banane
vero, verissimo! …purchè se ne parli o, per meglio, è arrivata l’ora di parlare di “un’artista” che è una “bubble”… ops, una balla!!
Un appunto tra tutti gli altri per Marco che se si documentasse a dovere si renderebbe conto che gli artisti migliori al mondo, Tuymans, Borremans, Doig, Sasnal, Dumas, Joffe, Ritcher…etc.., usano tutti un mondo di dipingere “senza qualità di manufatto”.
Chissà perchè però questi artisti lavorano con le migliori gallerie.
Anche io amo la tecnica nella pittura ma quando vedo quei quadri ne rimango affascinata perchè si vede e sò che dietro c’è tanto di più e non solo uno scarabocchio privo di tecnica come tu pensi.
Oggi siamo in un periodo in cui si possono usare una miriade di modi e mezzi per dipingere..o fare qualsiasi forma d’arte…ognuno utilizza quello che gli è più consono e che più gli aggrada..nn per questo gli altri sono da criticare… e poi Roxy è spiritosa..ironica..e nell’ironia c’è intelligenza…dal vivo nn ho mai visto le sue opere…ma sono belle.
Ti consiglio un bel giretto ad art basel al frieze all’arco alla biennale di berlino e a tutte le fiere che puoi visitare…io lo faccio per il mio lavoro è sacrosanto…dovresti sputare meno sentenze anche perchè offendere così il lavoro altrui nn è carino..vuol dire che nn sai e nn capisci quanto lavoro e quanto sacrificio c’è dietro ad un’idea che a te può sembrare così rozza e priva di qualità.
Caro Marco,
a titolo informativo, anche per fare il critico ci vuole metodo, studio, capacità e competenza.
Non basta spiattellare in modo becero il proprio pensiero per affermare una critica seria.
Il rispetto è la base di qualunque comunicazione; si può muovere una critica anche senza assumere queste arie da maestrino con la penna rossa.
Mio caro, non serve all’artista, non serve all’arte e non serve a te. A parte questo breve momento di “gloria” non ti porterà ad altro…se ti accontenti di questo però,affar tuo.
… il lavoro di roxy è scadente. non sa dipingere. punto e basta. poi, in merito al paragone con la Dumas, bhe… mi pare del tutto fuori luogo. li avete mai visti dal vivo i suoi dipinti? volete davvero paragonarli con quelli di roxy? ma fatemi il piacere! finiamola con questa storia delle idee e del concetto… potrà appagare qualche critico (ma quali critici, quelli che recensiscono il lavoro di roxy?!)ma è, come si suol dire, “tutto fumo e niente arrosto”!! roxy, impara a dipingere!!
ecco marco..quelli come te..nella maggior parte delle situazioni non ascoltano..ed in questo caso…non leggono le frasi…nessuno ha detto che la dumas e roxy vanno paragonate…ma tu…dovendoti arrampicare sugli specchi per difenderti..hai tirato fuori una cosa del genere…tirata fuori da me…che volevo rispondere nn solo al tuo commento sul lavoro di roxy..che poi è del tutto personale…ma alla tua difesa in merito all’assolutismo della tecnica nell’arte.
fai un pò tesoro delle cose che ti sono state dette invece di continuare ad inveire nei confronti di una persona che nonostante a te faccia così cagare di mostre ne fà e si sbatte per andare avanti in un ambiente dove i denigratori del tuo calibro ed anche peggio abbondano.
scusa ma tu che fai? visto che sei artista dicci chi sei..quali mostre hai fatto…con chi lavori…chi ti cura…mostraci il tuo grande ..e scommetto…per nulla criticabile lavoro.