S’inizia
col rinnovamento: la Secessione romana, meno celebre di quella viennese, ma da
scoprire. Si vede Balla – prima di note scomposizioni vibranti – mettere un moderato Divisionismo
al servizio del Romanticismo simbolico de Il dubbio: un consapevole e lucente sguardo
femminile lascia un interrogativo aperto a pittore e spettatore. Stanno in posa
le donne di Noci
e Lionne, ma
animate da una pennellata frammentata, che fonde l’evocazione simbolica di un
movimento interiore con l’interesse decorativo di colorati pattern
geometrico-floreali, collocando i ritratti nel tempo e nella moda.
Dopo
il composito spaesamento secessionista, la sezione dedicata alla scultura
recupera origini e stabilità. Il pastore di terracotta di Martini richiama le radici della
tradizione italica con la materia e guarda con la scelta del
“soggetto-professione” all’arte greco-romana e ai suoi sviluppi nella scultura
italiana del primo Ottocento. Marini per La bagnante preferisce la pietra, il peperino, conferendo all’opera
una solidità alla Gauguin e Picasso: un ancoraggio saldo al terreno, quasi da sfinge, mediato
dal fragile raccoglimento in sé della figura e dallo sguardo metafisico che
apre su intime profondità esistenziali.
Le
altre opere della sezione riprendono la levigatezza dell’arte classica
applicandola a nuove tendenze: l’animalismo in Dazzi e Biagini; la forte personalizzazione di
volti, espressioni e gesti in Colla e Torresini. Manzù si differenzia con una bronzea Testa femminile che, per delicatezza del tratto e
inclinandosi ai riflessi di luce, sembra ammorbidirsi come una cera di Medardo Rosso e umanizzarsi come una fotografia
moderna.
In
pittura il recupero della tradizione è innanzitutto Serenità di Felice Carena. Una colazione sull’erba come in
composizioni campestri rinascimentali e alla Manet; donne e colline dalle forme
piene, plasticamente rilevate alla Cézanne da colori terrei e compatti: una cultura che,
trasfigurata da sensibilità personale, crea un mondo classico atemporale.
Non
sfugge alla storia il classicismo futurista di Sironi, che investe di valori morali e
civili i canoni estetici desunti dalla tradizione. La famiglia, una “Fuga in un Egitto” dalle geometrie industriali e
dai metallici colori mantegneschi, è l’immagine stessa, fissata in ideale, del
nucleo familiare nella modernità. Sempre dal Futurismo, ma riprendendone
velocità e vorticosità, si sprigiona l’Areopittura, con le vedute dall’alto di Tato, che riducono la realtà a
diagonali essenziali, e la decrescente progressione di onde di Benedetta, un’energia che tende
all’infinito.
Il
punto di arrivo è la Scuola romana: si torna in città, fra palazzi “aperti” (Demolizioni
di Via Giulia) e
interni, coniugando il realismo alla visione, onirica in Mafai, satirica in uno Scipione che anticipa Bacon.
Si
arriva così al termine di una passeggiata storica con la sensazione di essere
giunti lontano rispetto alla partenza, e grazie all’arte senza fatica.
Un’occasione di soddisfazione estetica e conoscitiva sia per italiani che per
turisti stranieri. Peccato per i pannelli monolingue.
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anita
fumagalli
mostra
visitata il 20 aprile 2010
dal 30 marzo al 4 luglio 2010
Percorsi del Novecento romano in 70 opere della Galleria
Comunale d’Arte Moderna
a
cura di Maria Ida Catalano, Federica Pirani, Maria Elisa Tittoni e Cinzia Virno
Musei di Villa Torlonia – Casino dei
Principi
Via Nomentana, 70 (zona Porta Pia) – 00161 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 9-16.30 (la biglietteria chiude 45 minuti
prima)
Ingresso: intero € 9; ridotto € 5,50
Catalogo
Gangemi
Info: tel. +39 060608; villeparchistorici@comune.roma.it;
www.museivillatorlonia.it
[exibart]
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