Filo conduttore di molte delle opere di Luca Piovaccari (Cesena, 1965) è il tema della casa, sia nell’accezione abitativa che strettamente architettonica. La casa come luogo intimo, appena suggerito dalla presenza di una finestra, la cui essenza domestica arriva evidente agli occhi dello spettatore. Dall’esperienza nel campo della fotografia digitale, Luca Piovaccari trae gli elementi utili alla realizzazione delle sue opere. Nasce così l’effetto di questi vetri, finestre appunto, su cui è impresso il panorama, quello delle sue terre emiliane. Più che un semplice paesaggio da ammirare, si tratta della visione soggettiva dell’artista: sono i suoi ricordi, una sorta di racconto da sbirciare dietro la finestra. Anche nella serie degli acetati (segnati dalla presenza del colore dopo i precedenti in bianco e nero) la presenza dell’artista si avverte netta. In questi luoghi, riprodotti tramite scatti fotografici, viene mostrato uno spaccato insolito alla paesaggistica tout court. Discariche, fabbricati in disuso, strade desolate, scorci che hanno colpito la memoria prima che l’obiettivo. Parti di queste campagne sono poi fisicamente presenti in mostra, degli arbusti per la precisione, installati in foggia d’alberello accanto alle opere.
Un omaggio a Mies Van der Rohe è presente nella riproduzione di uno dei suoi edifici, realizzato dall’unione di vari chiodi sul muro legati tra loro da un filo. Lo stabile raffigurato ha un impatto visivo di grande leggerezza. Un lavoro simile a quelli a parete di Sol LeWitt, dove è il muto stesso che si fa tela.
Affianca Piovaccari l’arte di Dario Ghibaudo, presente con una singola opera destinata alla vetrina. Ghibaudo espone un elemento del suo lavoro Il museo di storia innaturale: l’octofelinus. Il progetto comprende diversi animali come questo, dalle forme mutanti, insieme ad elementi vegetali, realizzati con diversi materiali, come gomma e carta da parati. Il fine ultimo è il popolamento di un museo della realtà “mutata”, da visitare sala dopo sala.
Camera con vista , si chiama così la vetrina che ospita la nuova creazione dell’artista-demiurgo della natura, progetto che Ghibaudo sta portando avanti da anni. L’idea di esporla in esterno è il punto di contatto tra i due artisti. Così come Piovaccari attraverso le finestre ci descrive i propri paesaggi, raccontando le storie della sua terra, così Ghibaudo attraverso la vetrina ci svela i segreti del suo mondo fantastico, invitandoci ad entrare. In questo gioco di scatole cinesi, che unisce sapientemente il lavoro dei due artisti, ci si trova a passare, di finestra in finestra, dal mondo reale a quello fantastico.
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