In occasione del ventennale della morte, viene riproposta a Roma, nella sede del Senato della Repubblica di Palazzo Giustiniani, parte della mostra dedicata a
Renato Guttuso (Bagheria, 1911 – Roma, 1987) allestita a Ravenna negli scorsi mesi. In particolare sono ripresentate le opere provenienti dalla Fondazione Tito Balestra di Longiano, dal Mambo di Bologna, dalla Gam di Cesena, dai Musei di Stato di San Marino e da alcune collezioni private.La selezione è stata effettuata con l’obiettivo di esaltare l’aspetto sociale dell’uomo-artista Guttuso, per ripercorrerne la vita e l’impegno politico, nonché svelare altri tratti caratteristici dell’intellettuale, dell’uomo politico e del Senatore (dal 1976 al 1983).
In totale, si tratta di circa venti fra disegni e oli -oltre ad alcuni manifesti del periodo 1957-1982- a loro volta inseriti in un contesto espositivo che prende in esame il periodo artistico compreso tra gli anni ’40 e ’80, tra i più rappresentativi della sua attività.
Opere esemplari, che prendono in considerazione quasi sempre scene di vita quotidiana, come
Contadina (1954),
Pescatori di Sicilia (1949), realizzazioni in china come
La strada (1945),
I calciatori (1965), o lavori a carattere esplicitamente politico come
La resa (1945) e
Il comizio (1962).
Attento osservatore dell’opera picassiana, Guttuso non perde mai di vista il contesto sociale. Per questo motivo s’identifica giocoforza col realismo, ma lo arricchisce sapientemente con sfumature che vanno assai spesso a lambire le manifestazioni della cultura popolare (si pensi al celeberrimo
La Vucciria, 1974). Uomo del popolo che parla del popolo, ne esalta i piccoli gesti quotidiani, elevati però da un linguaggio artistico denso di significati e richiami simbolici. Per ciò il suo lavoro si concentra su un minuzioso studio delle forme, un uso strategico del colore, una forte e riconoscibile tensione stilistica, accompagnati da una notevole quanto originale ricerca dei contenuti. La denuncia dei soprusi e delle violenze perpetrate ai danni dell’umanità giunge al suo apice nella
Crocifissione, da molti considerata il suo capolavoro, dove emerge chiaramente il ripudio della guerra e dei suoi orrori. Arte come strumento di denuncia, quindi, anche quando questa “missione” scatena le reazioni della Chiesa e del Regime.
La mostra è arricchita dal documentario
Diario di Guttuso di
Giuseppe Tornatore, strutturato sulla base di alcune interviste rilasciate nella Sicilia natìa. Tentativo ben riuscito, che restituisce al pubblico una visione straordinariamente umana dell’artista.Un ulteriore tassello che contribuisce a rendere indelebile il ricordo di un artista straordinario.