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colti da un senso di straordinaria sospensione: non si riesce a distinguere il
falso dal vero, lo spazio reale da quello apparente, l’essenza ingannevole
dell’immagine da quella tangibile degli oggetti, la storia passata da quella
presente.
È opera di Andrea Aquilanti (Roma, 1960) questo sovrapporsi di disegni,
pitture e sculture che dialogano con la tecnologia video. Inoltre, trasferendo
la materia della sua attuale ricerca, l’artista esplora con efficacia “i fenomeni della riflessione e della rifrazione,
l’interazione tra spettatore e fonte di luce”.
Catapultati indietro nel tempo, ci ritroviamo in un’antica
bottega d’arte: carta da parati, fiori, vasi, un grande ventaglio, quadri e
foto d’epoca, tappeti, mobili e soprattutto, ad amplificare lo spazio, specchi.
Superfici riflettenti dove le leggi fisiche a volte contano, altre no; altre
ancora, spiega l’artista, “funzionano
secondo meccanismi diversi da quelli del cosiddetto mondo reale”. Specchi
come simboli di vanitas ma anche di veritas. Come porte sull’ultrasensibile.
Come enti oscuri che imprigionano demoni e materializzano lati nascosti dell’io.
O ancora, come nietzscheano gioco speculare fra interno e esterno,
non più separati ma coincidenti. Su alcune specchiere manipolate dall’artista “permane come memoria, l’impronta di antiche
presenze che si confonde con quelle dei visitatori reali”. Su altre, grazie alla rifrazione
o perché entrato nel raggio d’azione di una telecamera, lo spettatore si
sorprende partecipe dell’opera d’arte.
Il risultato? Perturbante e poetico. Riesce a fondere e
confondere categorie antitetiche come oggettività e soggettività, corporeità ed
energia, significante e significato; a catturare la luce, proiettandola in una
sorta di lanterna magica dove tutto sembra appartenere più al sogno che alla
realtà.
Lungo l’intero perimetro, lo
spazio è invaso da un enorme wall drawing: “Ho
disegnato sulle pareti a matita, poi vi ho dipinto sopra mobili e oggetti
tridimensionali usando la tempera bianca”, rivela l’artista. Colore della
totalità, il bianco è l’albedo alchemica e può rappresentare i passaggi di
stato coscienziali. La tavolozza cromatica è invece “interamente affidata
all’immagine video”, continua Aquilanti. Approccio che sembra alludere alle
teorie sulla percezione del colore come soggettiva e rivelatrice di profonde
dinamiche emozionali.
La potenza virtuale della
proiezione, capace di coinvolgere l’immaginario personale del fruitore, sta
anche nell’esprimere la sostanza del pensiero. Ecco allora che l’oggetto
acquista un senso e una vita che non gli appartenevano. Così, al piano
inferiore della galleria, “la natura morta diventa animata”: la frutta, il pesce, il vino sono simulacri di
cibo più vero del vero. Ecco che “la
candela si fa respiro del tempo”. E tutto questo di là dal significato
delle immagini stesse, dal pensiero che esse esprimono o dal simbolo che
rappresentano.
La
personale da Rossana Ciocca
lori adragna
mostra visitata l’8 ottobre 2010
dall’otto ottobre al 4 dicembre 2010
Andrea Aquilanti – Galleria d’arte
The Gallery Apart
Via di Monserrato, 40 (zona campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 16-20 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0668809863; info@thegalleryapart.it; www.thegalleryapart.it
[exibart]