Categorie: roma

fino al 5.II.2010 | Alessandra Rosini | Roma, Changing Role

di - 4 Febbraio 2010
La personale di Alessandra Rosini (Roma, 1979) dal titolo Where’s
my crown?

difficilmente può conquistare a una prima, superficiale visita. Il disagio, la
diffidenza, una sorta di sotterraneo fastidio dominano infatti la scena non
appena si entra nello spazio espositivo. Del resto, cosa lega la pandemia e
l’ipocondria – concetti attorno ai quali si è costruita questa mostra – se non
il malessere?
Rosini compie un giro
a 360 gradi intorno alle fobie private e collettive che dominano la nostra
società (malattie, calamità naturali, guerre) e che ci rendono ciechi. E
l’esperienza artistica non è nient’altro che un modo per esorcizzarle, per
convincerci della nostra attitudine all’autosufficienza. Ciò che a prima vista,
all’ingresso della galleria, sembra una parete formata da tanti piccoli vetri,
è in realtà un insieme di cartelle cliniche celate allo sguardo: i fogli sono
referti medici raccolti dal 1998 al 2009 e coperti da una patina argentata che,
se rimossa – come se fosse un “gratta e vinci” – ne rivelerebbe il contenuto.
La seconda installazione, denominata Hz, è collocata nella sala
sottostante ed è prettamente sonora: lo spazio e la materia – un giradischi
posto in un angolo – sono un’appendice, un mezzo attraverso il quale si esprime
la melodia. Una melodia a tratti dissonante, che il giradischi certo non
diffonde per intrattenere, né per consolare.

Al contrario, la musica rimanda
concretamente alla morte e alla paura a essa collegata: realizzato con suoni
che l’artista ha ricavato da precisi calcoli matematici, questo lento incedere
di note, infatti, nasconde in sé le cause e il numero dei decessi segnalati
dalla World Health Organization nel 2001. Ma dopo 7 minuti tutto piomba di
nuovo in un cupo silenzio, fino a quando qualcuno non vorrà interromperlo: ed è
proprio il visitatore a dover muovere di nuovo il braccio del giradischi per
riascoltare la melodia.
Il cerchio delirante e serissimo descritto dall’artista si
chiude con l’ultima sala, in cui un video mostra due attrici impegnate a pulire
un vetro e a respirarci sopra. Gesti disadorni, naturali, che hanno però esiti
differenti: se da una parte il vetro si appanna con il respiro, dall’altra
resta puro, immutabilmente trasparente. Quest’assenza che si contrappone alla
presenza si reitera senza sosta, sottolineando – proprio con la forza
dell’estrema semplicità che caratterizza le azioni del video – la natura stessa
dell’essere umano, da sempre diviso tra la fatica del vivere e la volontà di
autoaffermazione (o sopraffazione?).

Alla fine della mostra, tutto acquista – anche se, va
detto, non senza una certa fatica – il suo senso più proprio. Gli incubi più
personali di Rosini sfociano all’esterno, coinvolgendo suo malgrado anche il
visitatore.

articoli correlati
Rosini
per il Premio Italian Factory 2008

marzia apice
mostra visitata il 2 febbraio 2010


dall’undici dicembre 2009 al 5 febbraio
2010

Alessandra
Rosini – Where’s my crown
a cura di Alessandro Facente
Changing
Role
Vicolo del Bollo, 13 (zona campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: da martedì a venerdì ore 16-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 0683507085; infogallery@changingrole.com;
www.changingrole.com

[exibart]


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