Negli spazi ammezzati di Oredaria, le
strutture botaniche dell’artista tedesca abbandonano muri antichi, pavimenti in
lastricato e scuderie del XVIII secolo per tornare sotto forma di nuove
combinazioni dall’apparenza invariata. Löhr crea miniature centrate; impalcature addensate su un
preciso punto di equilibrio; baricentri sui quali insistono erbe, semi di
piante, semi di fiori e telai annodati dai crini di cavallo; connotazioni che
delineano il resto e che imprigionano un proprio
bianco (luci + intonaco) emerso attorno.
Quel che stupisce, infatti, in questa
nuova personale dell’artista, non è l’affilata varietà dei tratti (si vedano
gli acquerelli alle pareti del corridoio d’ingresso) o la modularità simmetrica
degli elementi botanici (installazioni, sculture, ordini e simmetrie) quanto
piuttosto l’incredibile capacità dell’artista di insistere sull’aria isolando
il bianco dovuto di qualsiasi spazio espositivo.
L’obiettivo (dalla purezza involontaria)
è quello di ristabilire la struttura di una non-finita neutralità; ordini
racchiusi, senza inizio né fine, in piccoli frattali architettonici. “Avviene che, nella sua essenza, la bianchezza”, scrisse Melville in Moby Dick, “non è tanto un colore quanto
l’assenza visibile di colore e nello stesso tempo la fusione di tutti i colori:
avviene per questo che c’è una tale vacuità muta e piena di significato in un
paesaggio vasto di nevi, un incolore ateismo di tutti i colori che ci fa
rabbrividire?”. In
maniera similare, il bianco trattenuto nei lavori di Löhr diventa forma di
trasparenza.
In allestimento questo tipo di assunto si
riflette tanto nella prassi compositiva quanto nella riflessione teorica. In
galleria dunque non esistono tratti ambigui, ma al contrario emergono linee di
materia e cavità ricettive dense; certezze di ulteriori letture che dal candore
emergono in virtù della vicinanza con la sfera del silenzio. Soffioni disposti
secondo logiche progettuali e teste di gramigna riunite a pavillion diventano
vincoli liberati dalle strettezze della realtà oggettuale. In questo
interregno, piani prospettici e prospettive semantiche tendono a sovrapporsi,
innestando figure di pensiero con nuove geometrie. Semi, ramoscelli e processi
naturali coinvolti assumono così diverse definizioni del bianco.
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mostra visitata il 2 dicembre 2010
dal 2
dicembre 2010 al 5 febbraio 2011
Christiane Löhr –
Dilatare lo spazio
Galleria Oredaria Arti Contemporanee
Via Reggio Emilia, 22-24 (zona Porta Pia) – 00198 Roma
Orario: da lunedì a sabato ore 10-13 e 16-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0697601689; info@oredaria.it; www.oredaria.it
[exibart]
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