L’Italia sembra “convergere” nella Città eterna, mostrando una maestosità
avulsa dal tempo. Il Brasile, invece, offre un perimetro spaziale fluttuante.
Ogni angolo, ogni segmento vive un continuo slittamento. Gli assetti urbani si determinano
attraverso il dinamismo e la malleabilità delle forme naturali e artificiali. Ci
troviamo dinanzi a due luoghi che, pur avendo caratteristiche diverse, invitano
a riflettere sul concetto di confine. Si tratta di una categoria ambigua,
cruciale per comprendere le oscillazioni della nostra epoca, tra solidità e
dissoluzione.
In tal senso, è stata rivelatrice la sezione, curata da
Aaron Betsky, nell’ambito della Biennale d’arte, Confines 09: pasajes de las artes contemporaneas, diretta da
Vincenzo Trione presso l’Ivam di Valencia nel 2009. Per alcuni, è importante
che si riaffermino barriere nette: frontiere, cesure. Altri, invece, auspicano
contaminazioni, convergenze, ibridazioni. Ma allora, cosa significa confine?
Apertura o chiusura? Che rapporto esiste tra l’arte e il confine? Su questo
tema si interroga da diversi anni Marcelo
Cidade (San Paolo, 1979), il quale ha tracciato percorsi inediti.
Il lavoro site specific Roads
not taken mette in scena le sensazioni percepite dall’artista durante una
passeggiata nei vicoli di Roma. Con una visione fortemente realistica, trasporta
nell’involucro bianco della galleria gesti e oggetti quotidiani. Veri e propri
frame. Animato da un sottile sarcasmo, Cidade descrive il suo progetto come “un tentativo per mostrare l’instabilità
urbana”.
Emblema dell’esposizione è Modern roman column. Due colonne parallele rette da un equilibrio
fragile: una è fissata come elemento portante, l’altra è sorretta da una
semplice carriola. Un’installazione che racconta l’identità fluida e visionaria
di São Paulo in antitesi con l’immobilismo di Roma. La medesima ironia si può
ritrovare in Condomínio F, una scultura monumentale: una struttura asimmetrica dipinta
con le varie sfumature del grigio. Esibisce una severità formale, un rigore per
sbeffeggiare caste e gerarchie, spesso subordinate a logiche politiche e griglie
ideologiche. Accanto, Mc’ruina: una fotografia che immortala un palazzo capitolino,
sul quale è stato posato il logo della più grande catena di fast food.
Un’immagine che cela il desiderio di abolire ogni conservatorismo,
alludere al trionfo di un mondo sempre più globalizzato. Dove si istaura un
armonico (?) equilibrio tra il passato e il futuro, tra l’antico e le
innovazioni.
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paola
maddaluno
mostra
visitata il 15 gennaio 2011
dal 4 dicembre 2010 al 5 febbraio 2011
Marcelo Cidade – Roads not taken
a cura di Atto Belloli Ardessi e Ginevra
Bria
Galleria Furni Arte Contemporanea
Via Giulia, 8 – 00186 Roma
Orario: da mercoledì a venerdì ore 13-19; sabato ore 15-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0668307443; info@furiniartecontemporanea.it; www.furiniartecontemporanea.it
[exibart]
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Il problema e' Furini..ricco giovanotto gallerista, che sperpera il denaro del papa' copiando mostre gia' fatte e rifatte. Fortunati gli artisti che tornano a casa con le tasche piene!!!
Sempre molto carini e divertenti questi commenti
anonimi.
prima personale a roma di un artista intrigante e acuto. una mostra ben curata in una galleria professionale. poche chiacchiere di fronte ai risultati concreti...