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queste immagini attingo alla calma e al mistero che avvolgono i set
cinematografici abbandonati. Come in gran parte del mio lavoro, ho osservato
l’indefinita linea di confine fra realtà e finzione, natura e artificio,
bellezza e decadenza”,
sostiene Gregory Crewdson (New York,
1962). È lo stesso artista a presentare, in questo modo, la sua prima mostra
personale nella sede capitolina di Gagosian, che vede 41 scatti, realizzati nei
set cinematografici di Cinecittà, come spazi di attesa, malinconia e
inquietudine.
Sebbene nella produzione del
fotografo americano siano forse più note le serie a colori, in cui il soggetto
rimane in bilico tra il dramma e la passività, in questo caso la sua completa
assenza e soprattutto il ritorno al bianco e nero, dopo la serie Hover, crea una maggior tensione visiva
e soprattutto suscita un forte stato di malinconia. Infatti, abbandonando la
costruzione del dramma umano per concentrare l’attenzione su un’archeologia di
taglio foucaultiano, l’artista elabora una realtà nascosta, quasi dimenticata,
attraverso elementi preesistenti come gli studi cinematografici di Cinecittà
una volta finite le riprese.
Il senso di decadimento e
l’inquietante assenza di vita vengono incrementati attraverso l’attenzione
dello sguardo verso gli elementi del paesaggio naturale che incombono e
diventano tutt’uno con quelli artificiali. Pozzanghere, erba che cresce senza
controllo, statue trascurate o strutture che, noncuranti della sua funzione
attuale, rimangono in attesa di un destino incerto. Solo una persona si
intravede all’ingresso degli studi, una presenza che con il suo atteggiamento
segna una mancanza di ruoli e di partecipazione nella scena, come sorvegliante
di un’illusione mai così reale.
In quest’ottica, è lecito dire
che la mostra di Gregory Crewdson diventa una delle più riuscite e interessanti
della programmazione della galleria fin dagli esordi a Roma. Non solo perché la
necessità di spettacolarità, che troppe volte penalizza le mostre, in questo
caso diventa raccoglimento e considerazione verso la poetica dell’artista, ma
anche perché l’allestimento, i formati e la disposizione dei lavori creano uno
sconfinamento che porta al visitatore ad addentrarsi come soggetto nella
finzione creata negli scatti.
Ed è proprio quella mancanza
dell’individuo nelle foto che concede una sorta di primato a chi guarda,
provocando la sua completa immersione nelle sceneggiature.
Crewdson
a Milano
mostra visitata il 10 febbraio 2011
dal 3 febbraio al 5 marzo 2011
Gregory Crewdson – Sanctuary
Gagosian Gallery
Via Francesco Crispi, 16 (centro storico) – 00187 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 10.30-19 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0642746429; fax +39 0642014765; roma@gagosian.com; www.gagosian.com
[exibart]
infatti, la foto dove c’è la presenza di una persona, posta all’ingresso del complesso di cinecittà, è l’unica foto completamente ricostruita dall’artista, ricalcando la sua prassi artistica messa in atto nei precedenti lavori fotografici, come a voler far notare che comunque la sua sigla e la sua ricerca prosegue in quel solco. inoltre, questa ri-costruzione è anche un omaggio che crewdson fa a fellini.
ma il reverendo non si è messo nei panni di chi ci abita da quando è nato e vedere quei ruderi gli causa solo noia malessere e fastidio? ma pensava di aver ritratto qualcosa di interessante o degno di nota? cosa sarebbe un non omaggio alla città o un omaggio malriuscito a pasolini? al prossimo giro potrebbe farsi la salerno-reggio calabria a piedi per espiare la sua banalità .
-Non solo perché la necessità di spettacolarità, che troppe volte penalizza le mostre-
dove a roma? non c’è pericolo .
Tipica operazione di scacallaggio agli ignari collezionisti romani,beceri ed ignoranti!!! Pagare 30000 euro solo per il nome,la serie con il tempo verrà dimenticata,come tante….nulla di eccitante,nulla di nuovo.Peccato per Crewdson!!!
anche io ho trovato questa mostra molto debole e banale rispetto ai precedenti e stupefacenti lavori di Crewdson: un’esposizione di servizio!
Se potessimo,’na vorta, non nominare invano Pasolini e Fellini facciamo un piacere a Roma e all’umanità! La galleria GGSN dell’urbe è strepitosa, mica cotica!