“
Per
un momento ci si dimentica che sono fotografie e sembra che tutto viva
all’istante”, afferma Graziella
Lonardi Buontempo
parlando di
A Roma la nostra era
avanguardia. La mostra è un
viaggio nelle pagine della storia dell’arte contemporanea, esente però da certe
venature malinconiche o perdutamente didascaliche.
È
piuttosto l’entusiasmo, lo sguardo vivace e la consapevolezza di far parte
della storia che si coglie nelle bellissime foto in bianco e nero di
Ugo
Mulas che ritraggono i trentasei
artisti (da
Sartogo a
Paolini,
Fabro,
Castellani,
Kunellis,
Fioroni,
Rotella,
Pistoletto…) di
Vitalità del negativo nell’arte italiana
1960/70. Con questa mostra, curata
da un giovane e baffuto Achille Bonito Oliva con il coordinamento di Bruno
Corà, partiva l’avventura degli Incontri Internazionali d’Arte.
È
Graziella Lonardi la figura centrale del racconto. Amante dell’arte
contemporanea, musa ispiratrice (suo il volto reiterato dell’opera serigrafica
di
Andy Warhol, sulla parete di
fondo della sala, come pure – tra gli altri –
L’occhio di Graziella, realizzato da
Cesare Tacchi nel ‘71), amica di una schiera di artisti e intellettuali
internazionali, l’affascinante signora dà vita a Roma agli Incontri Internazionali
d’Arte. È il 1970: primo presidente dell’associazione è Alberto Moravia; tra
gli
habitué, Giulio Carlo
Argan, puntuale a ogni riunione d’inizio d’anno.
Quarant’anni
dopo c’è ancora fermento a Palazzo Taverna, sede storica dell’archivio e della
biblioteca aperti al pubblico. Alcuni di questi documenti, in particolare
quelli che raccontano
Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/70 (1970-71),
Contemporanea – kermesse internazionale con artisti quali
Fluxus,
Rauschenberg,
Beuys… inaugurata
nel ’73 nel parcheggio di Villa Borghese, che includeva sette diverse sezioni,
tra cui quella fotografica con immagini di
Diane Arbus – oltre che le tracce più significative
dell’attività successiva, sono contenuti nelle due cassettiere al centro della
sala Panorama.
C’è
Il tempo di crescita si versa nel tempo infinito, un’opera di
Mario Merz; le buste affrancate, spedite nel 1972 da
Alighiero
Boetti, con il timbro dell’One
Hotel di Kabul; la pianta della storica mostra a Palazzo delle Esposizioni; una
bella foto del 1974 che ritrae Lonardi insieme a Palma Bucarelli e
Christo alle Mura Aureliane… E anche la tovaglia
(macchiata) della performance di
Bruce Nauman a Palazzo Taverna, nel 1987, documentata anche da
una serie di scatti in bianco e nero.
Insomma,
c’è “
il contemporaneo a tutto tondo”,
prendendo ancora una volta in prestito un’affermazione della protagonista,
custode di tanti ricordi e aneddoti. “
Di Alighiero Boetti ricordo la sua
umiltà, quando lo vidi per la prima volta”,
afferma Graziella Lonardi
a proposito di quella prima mostra del ’70.
“Arrivò a Palazzo delle
Esposizioni con i disegni sotto il braccio e una lunghissima rosa rossa. Era
molto timido”. Una persona
dolcissima fu
Paolo Scheggi,
destinato a una scomparsa prematura: “
Sapeva di stare male e che sarebbe
morto, ma venne a tutte le riunioni di ‘Vitalità del negativo’ e mi fu molto
vicino. Questo è un carissimo ricordo. Nel gruppo di artisti c’era anche Fabio
Mauri che era giovane, ma è come se fosse stato un grande vecchio per la sua
saggezza: è stata proprio questa sua saggezza a far trovare la concordia in
tante cose che ognuno di noi vedeva in maniera diversa”.
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artisti quali: Fluxus, Rauschemberg etc etc...
Fluxus artista???
Ma chi è che scrive ste cazzate.
Exibart sempre peggio!