Il suo approccio alla trascrizione fotografica, dopo
averlo posto fra gli interpreti del Neorealismo, lo colloca oggi fra i
protagonisti della ricerca formale contemporanea. E questi due momenti della
sua opera sono testimoniati da altrettante esposizioni a Roma: al Vittoriano
un’ampia rassegna del lavoro documentario svolto tra il 1951 e il 1957, mentre
la galleria One Piece ospita un esempio della ricerca svolta negli anni ’70 sui
graffiti murali che popolano i muri delle città. “Queste sono le ultime
testimonianze che mi rimangono di una serie di opere uniche”, ci rivela nell’incontro, “il
resto è in collezioni pubbliche e private. Nascono dall’applicazione di
fotografie su superfici metalliche cosparse di sabbia a cui poi ho aggiunto
segni in gesso”
per ricostruirne il valore urbano.
È proprio muovendo dalla sua Bologna negli anni ‘50 che il
fotografo va osservando la “gente” dell’Emilia, del Delta, dell’Italia
meridionale per collezionare immagini fotografiche intense e rivelatrici di un
paese in evoluzione, poetiche come lo furono quelle di Paul Strand a Luzzara.
Formatosi nel crogiolo dei circoli amatoriali del
dopoguerra e in particolare nell’ambito del gruppo Misa diretto da Giuseppe
Cavalli, Migliori
opera dal ’53 al fianco di Piergiorgio Branzi, Mario Giacomelli e Alfredo Camisa, dai quali però si allontana nel
’57 rifiutando un certo formalismo che gli era divenuto nel tempo troppo
stretto. Non è più interessato alla realtà nella sua interezza, ma solo a
lacerti isolati di essa. La “gente” scompare e con essa i riferimenti a Strand,
sostituiti da suggestioni che rimandano alle polaroid di Walker Evans, alle Letters from the People di Lee Friedlander e fors’anche agli scarabocchi a
gessetto fotografati da Helen Lewitt.
Pur continuando ad attingere sempre dallo stesso bacino di
soggetti, quando – alla fine degli anni ’50 – sulle quinte urbane si cominciano
ad affollare le prime campagne pubblicitarie simbolo dell’imminente esplosione
economica, l’interesse di Migliori si fissa definitivamente altrove che
sull’uomo. Emblematica in tal senso è Venezia (1958) deserta e tappezzata di affiche, come schizzi su di un foglio.
L’attenzione per queste tracce si accresce in lui mano a meno che si consolida
la consapevolezza di avere a disposizione un immenso patrimonio lessicale
alternativo, forse addirittura più stimolante di quella stessa realtà in cui aveva
affondato le sue radici lo stile documentario.
La sua ricerca linguistica è incessante, spaziando dai
lucigrammi alle ossidazioni, dalle sequenze alle polaroid in un’instancabile
ridda di sfide alla creatività. Il suo insaziabile spirito di osservazione lo
spinge infatti oltre la dimensione del reale, tra le forme immaginarie che
emergono dalle sue sperimentazioni, svolte spesso in camera oscura prescindendo
del tutto dall’apparecchio fotografico.
Se “il passato è un mosaico da incontrare”, il presente di Migliori è uno
schermo su cui egli continua a proiettare immagini dal sorprendente potere
evocativo.
Nino Migliori. Indagine e
repertorio della natura
Migliori e la fotografia
astratta
mostra visitata l’8 luglio 2010
dall’otto luglio al 5 settembre 2010
Nino
Migliori – Il passato è un mosaico da incontrare
a cura di Roberto Maggiori
Complesso del Vittoriano
Via di San
Pietro in Carcere (zona Fori Imperiali) – 00186 Roma
Orario: tutti
i giorni ore 9.30-19.30
Ingresso
libero
Catalogo
Quinlan
Info: tel. +39
066780664; museovittoriano@tiscali.it; www.aroundphotography.it
dall’otto
luglio al 25 settembre 2010
Nino
Migliori – Paperwalls
One Piece Contemporary Art
Via Margutta,
85 (zona Piazza di Spagna) – 00187 Roma
Orario: da
martedì a venerdì ore 11-13 e 17-19.30; sabato ore 10.30-13
Ingresso
libero
Catalogo a
cura di Olimpia Orsini e Carlo Madesani
Info: tel./fax
+39 063244575; onepieceart@libero.it; www.onepieceart.it
[exibart]
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