La mostra nasce da una proposta fatta a Èric de Chassey, direttore dell’Accademia, da Arnauld Breton de Lavergnée direttore del Mobilier National di Parigi e le opere arrivano dai più grandi musei europei, esempi illustri il Louvre e la National Gallery.
Il percorso ricompone, in circa quaranta pezzi tra dipinti, incisioni e arazzi il processo di trasposizione delle opere dal formato da cavalletto alla grandiosa monumentalità dell’arazzo. L’allestimento segue fedelmente la Storia di Mosè secondo la narrazione del Libro dell’Esodo, tema che Nicolas Poussin (Les Andelys 1594 – Roma 1665) amava e da cui trasse i riferimenti per le cinque tele esposte. I disegni preparatori degli arazzi sono stati tutti realizzati vent’anni circa dopo la morte di Poussin per volontà del governo francese, il cui intento era di elevare il suo artista al rango di Raffaello locale, tuttavia, per arrivare a questo scopo era necessario trasferire le opere su formato più grande, il più diffuso nella tradizione artistica del tempo.
Il tema sacro della serie sulla Storia di Mosè, inoltre, ben si presta ai propositi del re, non dimentico del fatto che vennero commissionati allo stesso Raffaello dieci cartoni da Leone X per la Cappella Sistina. C’erano quindi tutti gli ingredienti necessari a eguagliare la fama del predecessore, realizzando un corpus di opere che ricostruisse le imprese del patriarca, anche se bisogna sottolineare che Poussin non aveva tra le sue intenzioni quella di realizzare un vero e proprio ciclo inteso da un punto di vista filologico.
Ne risulta una visione d’insieme del raffinato risultato di tale proposito, in cui il prima e il dopo si alternano in un accostamento ordinato e coerente. Tutte le opere sono supportate da leggii sui quali si trovano le informazioni necessarie alla comprensione delle vicende storiche, bibliche e artistiche e su cui poggia un quaderno a colori sul quale si possono consultare i particolari nel dettaglio. La sala 5 è dedicata a una riflessione metalinguistica attraverso i video di due film che riportano la vita del patriarca e iconograficamente ispirati alle opere di Poussin.
Un accenno merita Ramy Fischler, designer borsista dell’Accademia, il quale ha ideato un’affascinante sistema che funge da barriera di protezione costituita dai filati che si impiegano nella tessitura degli arazzi e i cui colori richiamano gli attributi cromatici delle opere. In sostanza, un apparato di sicurezza che allontana ma inconsciamente avvicina, ed è allo stesso tempo una sorta di filo conduttore (in tutti i sensi) i cui gomitoli si trovano alla conclusione della mostra.
L’istituzione francese celebra il grande artista restituendogli ancora una volta il risalto che una morte anticipata gli ha sottratto: Poussin sarebbe dovuto infatti diventare il primo direttore nel 1666, l’anno successivo alla sua scomparsa.
Sorprendente la versatilità della sede espositiva, che consente di passare da una mostra concettuale a una documentaria fino ad arrivare all’arte moderna respirando ogni volta una nuova atmosfera, senza perdere mai il suo connotato di raffinatezza.
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a cura di Érich De Chassey, Annick Lemoine, Marc Bayard e Arnauld Brejon de Lavergnée
Villa Medici – Accademia di Francia
Viale Trinità dei Monti, 1 (zona piazza di Spagna) – 00187 Roma
Orari: da martedì a domenica ore 10.45-13 e 14-19; giovedì fino alle 23 (la biglietteria chiude 30 minuti prima)
Ingresso: intero € 6; ridotto € 4,50; meno di 25 anni 3 €
Info: tel. +39 06676291; fax +39 066761243
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