Il curatore della mostra Antonio Paolucci, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico di Firenze, Pistoia e Prato, ci illumina circa gli orientamenti alla base dell’evento espositivo. L’idea della mostra nasce nel 1999 con l’intento di organizzare una raccolta di capolavori sul Rinascimento, idonea ad essere esportata in Giappone. L’impostazione è, di conseguenza, didattica, quasi manualistica.
La mostra è veramente interessante, e forse un’impostazione didattica agevola anche il pubblico italiano. Consta di 170 capolavori, provenienti da 60 sedi diverse ed è suddivisa in quattro sezioni.
La prima sezione prende il nome ‘L’invenzione del Rinascimento’. Siamo a Firenze nella prima metà del XV secolo e i protagonisti sono Donatello, Brunelleschi, Masolino, Beato Angelico, Masaccio, Luca della Robbia, Filippo Lippi, Andrea del Castagno e Lorenzo Ghiberti . Si respira un’aria di rinnovamento, gli artisti della prima sala rappresentano le arti coinvolte in questo clima. Sono tre i punti essenziali caratterizzanti il Rinascimento: il riappropriarsi delle regole prospettiche, la rappresentazione dal vero e il recupero dell’arte classica.
Si celebra l’incontro dell’arte con il mecenatismo. L’arte al servizio dei Medici e soprattutto di Lorenzo il Magnifico (1450-1492) si arricchisce di contenuti neoplatonici. Una ricerca edonistica e intellettualistica connota le attività artistiche e letterarie di tutti coloro che frequentano la corte medicea. Sandro Botticelli, in questi anni, dà vita alle sue più note creazioni (attualmente agli Uffizi): ‘Il trionfo della Primavera’ (1477-78) e ‘La nascita di Venere’ (1485) realizzate per la Villa di Castello, nei pressi di Firenze, e commissionategli da un cugino del Magnifico, Lorenzo Medici, detto il Giovane, proprietario della villa. La repubblica savonaroliana incupisce gli animi e provoca una battuta d’arresto allo splendore fiorentino.
La seconda sezione, ’L’arte del Rinascimento nel Mezzogiorno d’Italia, in Venezia e nelle città padane’, propone un viaggio in Italia e mette in risalto i modi e i protagonisti del Rinascimento dei grandi centri: Napoli, Ferrara, Rimini, Urbino, Mantova, Venezia, Milano. L’emblema della mostra è ‘La città ideale’ attribuita a Luciano Laurana. L’opera, una tempera su tavola datata 1470 ca., conservata alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, può considerarsi il manifesto del Rinascimento. Illustra pienamente gli ideali estetici e la filosofia della civiltà rinascimentale. Piero
Nella penultima sezione della mostra, ‘Il Rinascimeto maturo’, l’attenzione si focalizza su Roma e Firenze. I protagonisti sono Leonardo, Michelangelo e Raffaello. Di quest’ultimo, fino alla fine di settembre si potrà ammirare ‘La velata’, Michelangelo è presente con un meraviglioso busto di Bruto; di Leonardo evidenziamo la ‘Testa virile di profilo incoronata di alloro’. Nella stessa sezione, i manieristi da Andrea del Sarto al Pontormo, al Beccafumi e Rosso Fiorentino rappresentano un mutamento irreversibile in seno all’arte italiana.
La quarta e ultima sezione della versione italiana presenta ‘La magnificenza delle corti nel Cinquecento: il primato italiano nelle arti’. Il colorismo di Tiziano, del Veronese e il linearismo del Vasari o del Cellini sono il punto di arrivo delle due tendenze stilistiche all’origine della Rinascenza (il colore veneziano e il disegno fiorentino). Il viaggio si conclude a Firenze, esattamente da dove era partito.
Alla conferenza stampa di presentazione della mostra romana Walter Veltroni, Sindaco di Roma, ha colto l’occasione per rimarcare il valore unificante della cultura. Il suo desiderio è quello di inviare un messaggio di fiducia e speranza, in un momento di sgomento e dolore. Nei prossimi giorni, e fino a quando non sarà possibile il ritorno a casa, l’ingresso alla mostra sarà gratuito per tutti gli statunitensi rimasti a Roma che si presenteranno in biglietteria con il passaporto.
La mostra sarà integrata con una serie di visite guidate da grandi specialisti in Palazzi Rinascimentali di Roma e dintorni.
A tutti i visitatori sarà distribuita gratuitamente una miniguida della mostra con brevi ragguagli su tutte le opere esposte.
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Mi chiedo quanto senso possa avere esporre in Italia una mostra "giapponese" sul Rinascimento. Noi possimao andare agli Uffizi, o semplicemnte girare l'angolo è respirare l'atmosfera di una magnifica piazza rinascimentale. Un grande evento sul rinascimento dovrebbe raccoglierne il valore universale oltre la pittura, ed invece questa mostra si limita ad accennare alle "altre arti". Ma in definitiva bisogna accontentarci di quello che offre il cartellone ... e godere ad esempio de "La città ideale" magnificamente esposta e valorizzata come forse neanche in posizione originaria.
Non esageriamo. Il Giubileo è passato da oltre un anno. Ora basta. Non tutto si può organizzare con il solo criterio della convenienza economica. Per gli italiani questa mostra è una offesa al buon senso ed al pudore.Il più piccolo museo di una qualnque piccola città rinascimentale italiana è più ricco del Rinascimento delle Scuderie (giapponesi o papali?. Invito tutti a fare una passeggiata a Firenze e prendere un gelato con vista sulla cupola del Brunelleschi o ad andare nei Musei Vaticani: se la Cappella Sistina fosse troppo affollata ci si può fermare semplicemnte davanti la Scuola di Atene. Il Rinascimento in Italia (e nel mondo) è già tutto in quella "stanza".
è davvero curioso che a quasi 500 anni di distanza qualche critico la pensi ancora come Vasari. La mostra è organizzata da una fetta della critica "campanilista" che vede Firenze come il sole che dispensa luce, unica fonte, per due secoli interi. Forse i giapponesi si possono prendere in giro, ma gli italiani no....
l'unico motivo per cui vale la pena di vederla? qualche oggetto d'"arte minore", una splendida corazza e la "città ideale".