Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
27
settembre 2007
fino al 6.I.2008 Scipione 1904-1933 Roma, Villa Torlonia
roma
Una cinquantina di opere. A testimonianza della svolta figurativa che l’artista impresse al panorama della storia dell’arte. Opere che raccontano la parabola di un pittore che, in pochi anni, riuscì a compiere tutto quello che c’era da compiere…
Viene da pensare che lo pseudonimo Scipione, Gino Bonichi (Macerata 1904 – Arco, Trento, 1933) lo abbia scelto, oltre che per omaggiare la città adottiva, con l’intento di scalfire l’atmosfera “pesante” impiantata dai movimenti Novecento e Valori Plastici, nonché quella che incombeva sulla capitale all’indomani della Prima guerra mondiale. Una moltitudine, attratta da tutto ciò che Roma poteva rappresentare all’epoca, la percorreva con grandi aspettative, spesso amaramente deluse. Perché la Roma di quegli anni era pure una città abbandonata a sé stessa, dove le vestigia, che avevano contribuito a costruirne la fama, erano ridotte a umili ruderi. Una “Roma piccola”, per usare la definizione dello stesso Scipione. E tuttavia, affascinava non solo il giovane marchigiano -trasferitosi con la famiglia nel 1924- ma anche altri artisti, da Mario Mafai ad Antonietta Raphaël, che dietro l’impulso di Scipione diedero vita alla feconda “Scuola Romana di Via Cavour” (Roberto Longhi).
Come spesso accade ai genius loci, sebbene in questo caso acquisito, a lungo Scipione è rimasto nell’oblìo, e la mostra capitolina giunge dopo oltre mezzo secolo dalla sua morte. La rassegna ha comunque il merito di ricordare quel precoce pittore che, con una manciata di opere e nell’arco di pochissimi anni, stravolse l’indolenza della storia dell’arte, meritandosi i riconoscimenti della 17esima Esposizione Internazionale di Venezia (1930) e della prima edizione di Documenta (1955).
D’altro canto, il limite dell’esposizione è imputabile alla struttura ospitante e a una discutibile scelta illuminotecnica. Nata per scopi ben diversi, l’architettura si adatta a fatica a quello di spazio espositivo. Inoltre, l’Archivio della Scuola Romana, che cura e promuove la mostra, ha eccessivamente ridotto l’apparato didascalico, rendendo ardua per i non-specialisti la contestualizzazione dell’opera dell’artista.
Ad ogni buon conto, le opere selezionate permettono di ricostruire il percorso artistico e biografico di Scipione e di apprezzarne le tematiche e i soggetti: la Chiesa, Roma, gli amici, le ossessioni e le paure. L’apertura è affidata a due autoritratti e a un ritratto eseguito dall’amico Mazzacurati. È esposto l’esordio artistico, rappresentato dal Ritratto di Sara (1927) e da Leda (1928) -la prima opera che l’artista riesce a vendere, a “ben 1.000 lire!”-, caratterizzato da una preponderante impostazione classica. L’esordio “pubblico” è documentato da Contemplazione (1929), di gusto assai “primitivo”. Il risveglio della bionda sirena (1929), ispirato da un sogno di Antonietta Raphaël, racconta i legami d’amicizia dell’artista e testimonia il raggiungimento di una certa libertà formale, caratterizzata da precise note espressionistiche, dall’ironia e talvolta dall’erotismo.
Temi avvicinati anche nella produzione poetica, dove Scipione esprime la volontà di indagare il medesimo ventaglio di questioni, dalla Chiesa al sesso, alla bramosìa di vita.
Come spesso accade ai genius loci, sebbene in questo caso acquisito, a lungo Scipione è rimasto nell’oblìo, e la mostra capitolina giunge dopo oltre mezzo secolo dalla sua morte. La rassegna ha comunque il merito di ricordare quel precoce pittore che, con una manciata di opere e nell’arco di pochissimi anni, stravolse l’indolenza della storia dell’arte, meritandosi i riconoscimenti della 17esima Esposizione Internazionale di Venezia (1930) e della prima edizione di Documenta (1955).
D’altro canto, il limite dell’esposizione è imputabile alla struttura ospitante e a una discutibile scelta illuminotecnica. Nata per scopi ben diversi, l’architettura si adatta a fatica a quello di spazio espositivo. Inoltre, l’Archivio della Scuola Romana, che cura e promuove la mostra, ha eccessivamente ridotto l’apparato didascalico, rendendo ardua per i non-specialisti la contestualizzazione dell’opera dell’artista.
Ad ogni buon conto, le opere selezionate permettono di ricostruire il percorso artistico e biografico di Scipione e di apprezzarne le tematiche e i soggetti: la Chiesa, Roma, gli amici, le ossessioni e le paure. L’apertura è affidata a due autoritratti e a un ritratto eseguito dall’amico Mazzacurati. È esposto l’esordio artistico, rappresentato dal Ritratto di Sara (1927) e da Leda (1928) -la prima opera che l’artista riesce a vendere, a “ben 1.000 lire!”-, caratterizzato da una preponderante impostazione classica. L’esordio “pubblico” è documentato da Contemplazione (1929), di gusto assai “primitivo”. Il risveglio della bionda sirena (1929), ispirato da un sogno di Antonietta Raphaël, racconta i legami d’amicizia dell’artista e testimonia il raggiungimento di una certa libertà formale, caratterizzata da precise note espressionistiche, dall’ironia e talvolta dall’erotismo.
Temi avvicinati anche nella produzione poetica, dove Scipione esprime la volontà di indagare il medesimo ventaglio di questioni, dalla Chiesa al sesso, alla bramosìa di vita.
articoli correlati
La “porpora romana” a Palazzo Braschi
daniela trincia
mostra visitata il 19 settembre 2007
dal 7 settembre al 6 ottobre 2007
Scipione 1904-1933
a cura dell’Archivio della Scuola Romana
Musei di Villa Torlonia-Casino dei Principi
Via Nomentana, 70 (zona Porta Pia) – 00161 Roma
orario: dal 9 al 30 settembre ore 9-19; dal 1° ottobre all’ultimo sabato di ottobre ore 9-17.30; dall’ultima domenica di ottobre al 6 gennaio 2008 ore 9-16.30. Chiuso il lunedì, il 25 dicembre 2007 e il 1° gennaio 2008 (la biglietteria chiude 45 minuti prima dell’orario di chiusura)
Ingresso: biglietto unico integrato Casino Nobile, Casina delle Civette, Casino dei Principi con mostra € 9.00 intero € 5.50 ridotto; biglietto unico integrato Casino Nobile, Casino dei Principi con mostra € 7.00 intero, € 5.00 ridotto
Catalogo Palombi, € 18
Supporto organizzativo e servizi museali: Zètema Progetto Cultura
Info: tel. +39 0682059127 (tutti i giorni ore 9-19.30); villeparchistorici@comune.roma.it; www.museivillatorlonia.it
[exibart]
uno dei pittori più affascinanti del XX secolo
bello!
eh sì
il goya de noantri