Comunque,
gli Enti, all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, sono stati
per tantissimi cittadini un’importante fonte di sostentamento. Istituiti nel
1946, la loro finalità era di rifornire le famiglie più indigenti dei prodotti
di prima necessità: il latte, il pane e il burro. A dimostrazione che non tutti
furono toccati dagli effetti benefici del boom economico, protrassero la loro
attività ben oltre la metà degli anni ‘70.
Fortuitamente,
il curatore Claudio Libero Pisano ha ritrovato in cantina un rotolo di fogli di
quell’epoca, atti a incartare il burro, personalizzati con il logo degli Enti.
merito di aver rispolverato una prassi dimenticata e di aver sollecitato gli
artisti invitati a lavorare – attraverso la distribuzione di alcuni di questi
fogli di cm 45×35 – su una sorta di “committenza”, su un argomento inusuale.
Ciascun
artista, attraverso la propria opera, ha dato prova di quanto si sia immerso
nel tema. Fedele alla personale ricerca e media, ognuno ha realizzato lavori
carichi di un certo spessore. Profondità che si rintraccia anche nelle
didascalie delle opere, compilate dagli artisti stessi, con scritti personali o
con il concept del lavoro.
Giovanni De Angelis, con Sansoni
Elide, ha svolto una vera attività di detective. Ricercando nei luoghi
dell’Ente di Garbatella i protagonisti dell’epoca, le sue indagini lo hanno condotto
in una casa di cura, dove Sansoni Elide, afflitta da Alzheimer, trascorre i
suoi giorni. La testimonianza è svolta da una serie di fotografie in b/n e
dalla voce della figlia di Elide. Un lavoro, quindi, sulla memoria di una
persona che non ha più memoria.
Livelli
di estrema poesia sono toccati con L’Aquilone
rosso di Alice Schivardi. Attraverso l’ingenuo racconto di un
bambino e del suo desiderio di possedere un aquilone, Schivardi rievoca le
difficoltà e la povertà di quegli anni e rende “tangibile” la delusione che un
bambino può provare di fronte ai sogni infranti. Senza titolo e senza misura di Silvia Giambrone è totalmente
in linea con la sua ricerca sul valore della parola e delle implicazioni che
essa comporta: una bilancia che dovrebbe “misurare” (desiderio, amore, consumo)
ha perso la sua funzione perché è resa inutilizzabile.
Siccome
i fogli in carta oleata erano utilizzati per avvolgere il burro, è proprio
l’aroma di quest’alimento sciolto con il calore di tre lampadine di colore
bianco, rosso e blu che invade la sala con l’installazione Senza titolo di Alessandro Piangiamore, a voler sottolineare
l’impossibilità di relazione, anche storica, con l’epoca degli Enti.
L’atmosfera di quegli anni, attraversati anche da forti conflitti sociali, è
stata ricreata da Domenico Mangano attraverso otto finti manifesti
pubblicitari, raggruppati sotto il titolo del proverbio Un giuramento con il burro è un giuramento che si dimentica presto.
daniela trincia
mostra
visitata il 10 dicembre 2010
dal 10 dicembre 2010 al 6 marzo 2011
Ente Comunale di Consumo
a cura di Claudio Libero Pisano
CIAC – Centro Internazionale per
l’Arte Contemporanea – Castello Colonna
Piazza San Nicola, 4 – 00030 Genazzano (Roma)
Orario: da venerdì a domenica su appuntamento
Ingresso: € 5
Catalogo Livello 4
Info: tel. +39 069579010; mob.
+39 3383039299; fax +39 0687450492; press@castello-colonna.it;
www.castello-colonna.it
[exibart]
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