29 maggio 2015

Fino al 6.VI.2015 Giuseppe Penone, Spazio di luce Gagosian Gallery, Roma

 

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Giuseppe Penone è ormai diventato come uno di quei magnifici cantautori che, passato il periodo d’oro delle sorprese e dei colpi di genio, continuano a fare comunque ottimi dischi, magari non più freschi come un tempo, ma maturi e ben arrangiati.
Così succede per la mastodontica scultura in bronzo – necessariamente divisa in 8 sezioni – che occupa magnificamente l’ovale di Gagosian Roma: si tratta del calco del tronco di un larice proveniente da un parco naturale nella Vallée des Merveilles, tra Italia e Francia (vicino al Piemonte, regione di origine dell’artista), caratterizzato da una forte rastrematura, tipica degli alberi della zona.
Il genere è quello dell’albero, che Penone pratica da sempre: a cominciare da quando stringeva un pugno di bronzo sul fusto di un giovane albero per vedere nel tempo come il tronco veniva plasmato crescendo, fino ad arrivare ai numerosi calchi bronzei di piante e alberi degli ultimi tempi, raccolti in parte nella mostra al Forte Belvedere di Firenze dello scorso anno (in cui era apparso anche questo lavoro).
Giuseppe Penone, Spazio di luce, vista della mostra, Gagosian Gallery Roma
I temi sono i suoi soliti – l’impronta, la pelle come confine, gli alberi come punto di trasformazione del tempo in materia attraverso il flusso della crescita – quasi fossero dei giri di accordi che conosce benissimo. Il calco della corteccia è anche, sul lato opposto, il calco delle dita sulla cera, dunque pelle dell’albero e pelle dell’artista che si incontrano – ogni pelle è il confine tra esterno e interno, tra mondo e corpo.
E questa corteccia artificiale è anche l’ennesimo anello del tronco, l’anno in più che si aggiunge agli anni dell’albero (che com’è noto sono misurabili dagli anelli del tronco).
Allo stesso tempo la scultura è ulteriormente poeticizzata dalla laminatura in oro dell’interno, che riempie di luce e alleggerisce il volume dell’albero ricavato in negativo, addirittura letto dall’artista come cono prospettico – dato forse molto più significativo quando era esposta al Forte Belvedere di Firenze, e quindi poteva ricordare un ipotetico cannocchiale.
Accompagnano la scultura quattro disegni a tecnica mista, che completano come corollari il teorema principale. In particolare quello più antico, Gli anni dell’albero più uno, datato 1969, ci rivela che l’idea dell’anno in più, costituito dallo spessore e dal lavoro dello strato bronzeo, già da tempo esisteva a livello embrionale.
Mario Finazzi
mostra visitata il 2 maggio
Dal 2 maggio al 6 giugno 2015
Giuseppe Penone, Spazio di luce
Gagosian Gallery Roma
Via Francesco Crispi 16
00187 Roma 
Orari: da martedì al sabato dalle 10:30 alle 19:00 

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