Il quarto appuntamento del ciclo di sei mostre promosse dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma, ha inaugurato lo scorso 19 ottobre 2015 con Nunzio. Il programma espositivo, a cura di Marcello Smarrelli, è parte del palinsesto di celebrazione della Fondazione, a dieci anni dalla sua apertura, e dell’edificio, costruito più di un secolo fa. La prima pagina della storia culturale dell’immobile è legata al nome “Gruppo di San Lorenzo”, cioè agli artisti Ceccobelli, Dessì, Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Tirelli, i quali negli anni Settanta animarono lo spazio dell’ormai ex- pastificio, trasferendovi i propri studi e trasformando l’immobile in una fucina culturale, ancora oggi dedalo di studi, andirivieni di artisti e spazio votato all’arte contemporanea. Il ciclo di mostre rende omaggio ai protagonisti della storia della struttura, lasciando raccontare a ciascuno di loro la propria vicenda artistica, che spesso coincide con la vita. E’ questo il caso di Nunzio, uno dei nostri più chiari artisti, il quale ha ideato per il suo appuntamento una mostra collettiva, dal titolo 519+40, costruita assieme ai “compagni di strada”: gli amici artisti che negli anni hanno collaborato al suo fianco José Angelino, Micol Assaël, Elisabetta Benassi, Fabio Di Camillo, Francesco Landolfi, NPN, Jorge Peris, Calixto Ramirez, Manuela Savioli, Carmine Tornincasa, Adrian Tranquilli e il curatore Francesco Stocchi. Una mostra che restituisce la vivacità di un racconto fatto di condivisione, crescita e ricerca; che addiziona, come suggerisce il titolo, diversi linguaggi artistici per un confronto sinottico ed un dialogo a più voci all’interno dello spazio longitudinale della Fondazione.
Incipit del percorso espositivo il lavoro di Nunzio, arpeggio poetico di combustione su legno che sulla parete suona quasi come un segno, un simbolo di tutto il progetto espositivo dotato di varietà, ma unito dal filo sottile della trama di un racconto reale; come afferma l’artista: «Mi piaceva l’idea di essere affiancato da molte delle persone con cui ho condiviso e quotidianamente condivido la mia esperienza di artista, ma anche e soprattutto la mia vita».
Diverse e sorprendenti visioni, come nell’opera di Jorge Peris Escalera de caracoles, un lavoro che reimpiega materiali dell’edificio ricomponendoli nello spazio ai limiti dell’equilibrio. Su un lungo tavolo l’opera AMΠΕPΟΛΟΓIA di Micol Assaël: un libro dalla complessa progettazione, realizzato in carta, ferro e magnete, la cui consistenza contrasta poeticamente con la leggerezza sintetica dei disegni e l’eleganza del gesto nel sfogliarlo con appositi guanti. Segue la linea che sovrasta la porta il primo lavoro che si incontra di Josè Angelino: una scultura luminosa in vetro e gas argon che mostra il proprio alter ego nel lato opposto dello stesso architrave con Welcome, altro lavoro che per complessità strutturale si oppone alla linearità del primo e che mostra la possibile metamorfosi della resa estetica del funzionamento di meccanismi fisici tipica della ricerca dell’artista. Sul tappeto di vestiti usati Nomi Propri – Storie Comuni di Carmine Tornincasa l’opera video di Elisabetta Benassi Son of Niobe richiama il rapporto tra arte contemporanea e arte antica con l’episodio dell’esplosione di via dei Georgofili a Firenze (1993), quando la Galleria degli Uffizi subì molti danni, tra i quali quelli alla statua romana, il Figlio di Niobe, uscita dall’episodio mutila di gambe. Altro video presente in mostra Cinque note sulla scultura e lo spazio di Calixto Ramirez che raccoglie alcune indagini nello spazio svolte dall’artista messicano tra il 2008 e il 2013 attraverso il proprio corpo, molte delle quali sperimentate tra le fessure e gli antri del paesaggio urbano romano. Suona come omaggio a Nunzio e in qualche modo a Roma l’opera Inanis Uniloba di Fabio Di Camillo, una trama in piombo che restituisce il disegno degli interstizi dei sanpietrini, trasformando l’incosistenza del vuoto in materia tangibile.
Questi alcuni dei lavori in mostra, mentre il giorno d’inaugurazione ci sono state presenze perfomative nella spettacolare esecuzione di un tatuaggio di Francesco Landolfi Ieri mi innamorerò di te e nella performance musicale di NPN realizzata con sintetizzatori analogici e accompagnata da una video proiezione nella parete esterna del cortile dell’edificio.
La mostra fa avvicinare alle origini della storia dell’ex pastificio e rende vivo il ruolo importante che la struttura continua a svolgere nella ricerca artistica contemporanea romana e nel dialogo internazionale, come luogo d’incontro e di confronto tra artisti.
Giuliana Benassi
mostra visitata il 19 ottobre
Dal 20 ottobre 2015 al 7 gennaio 2016
519+40
Fondazione Pastificio Cerere
via degli Ausoni 7, Roma
Orari: da
lunedì a venerdì dalle 15.00 alle 19.00, sabato dalle 16.00 alle 20.00