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fino al 7.III.2005 | Annie Leibovitz – American Music | Roma, Auditorium Arte

di - 1 Febbraio 2005

Attraversa in lungo e in largo gli States, Annie Leibovitz (1949), con la sua macchina fotografica. Lo fa dai primissimi anni ’70, quando era ancora studentessa del San Francisco Art Institute, per diventare subito dopo fotografa professionista per la rivista Rolling Stone (dal 1970 al 1983), e negli ultimi vent’anni per Vanity Fair e Vogue.
Davanti al suo obiettivo ci sono cantanti e musicisti americani, qualcuno più famoso come Aretha Franklin o Norah Jones, Eminem, Bruce Springsteen, B.B. King o Philip Glass, in una sequenza che sfida il tempo e i generi musicali. Altri personaggi, invece, non hanno necessariamente un nome, ma non per questo sono meno significativi. La foto in bianco e nero con le coriste della Chiesa Battista Missionaria di Mt. Moriah (New Orleans, 2002), ad esempio, sprizza tutto il calore dei canti gospel.
C’è sempre un dettaglio che riconduce al personaggio, che può essere il cane fedele, un abito scollato, un tatuaggio, un cappello da cowboy o magari la montatura degli occhiali.
Qualche volta studiate, altre affidate alla casualità del momento, le settanta fotografie (in bianco e nero e a colori) in mostra parlano di musica anche se cantanti e musicisti difficilmente sono ritratti sul palco. Ecco allora Lou Reed e Laurie Anderson nel ’95 sul lungomare di Coney Island a Brooklyn; la biondissima e carnale Dolly Parton sul prato di casa, nel Tennessee, con i capelli scompigliati dal vento; Neil Young alla guida della sua automobile, con la moglie Pegi (California 2003), R.L. Burnside nella sua casa di Holly Springs (Missisippi 2000) circondato da parenti e amici che improvvisano con lui un concertino.

Insomma gli scenari sono tanti, dalla sala prove al camerino, dal bordo di una piscina alla camera d’albergo, all’automobile o anche semplicemente per strada, soprattutto a New Orleans dove le band suonano sul marciapiede e può capitare di veder passare un funerale jazz.
Ogni scatto è accompagnato dai ricordi scritti dalla stessa fotografa. Il processo d’avvicinamento del soggetto fotografato all’osservatore si fa, inevitabilmente, ancora più intimo, benché personale. C’è una foto in bianco e nero, in particolare, che colpisce per la composizione, per la malinconia che emana. La protagonista è una Patti Smith che non guarda l’obiettivo, assorta nei suoi pensieri. E’ stesa a piedi nudi su un letto in un ambiente che non ha nulla della fredda stanza di albergo. Infatti Leibovitz l’ha fotografata nel 1996, nella casa alla periferia di Detroit in cui la cantante rock si era ritirata a vivere con il marito e i figli. “Quando l’ho incontrata per questa foto, suo marito era morto da un paio d’anni e lei portava ancora il lutto” racconta “solo dopo ho scoperto quale fosse il vero motivo per cui questo materasso fosse in soggiorno: dopo la morte del marito Patti non voleva più entrare nella stanza da letto. Mi è parsa molto fragile. Le ho solo fatto un semplice ritratto a casa sua”.
Della foto di Willie Nelson – scattata nel 2001 nel Texas – il cui profilo rugoso con la barba bianca e i capelli lunghi è l’immagine della mostra, la fotografa afferma di essere contenta. “Il suo viso è la mappa della sua vita e mi fa pensare a Sansone e Dalila, con i capelli lunghi, e il modo in cui li agita: bisogna assolutamente vederlo. Quando guardo questa foto mi vengono in mente certe monetine indiane.”

manuela de leonardis
mostra visitata il 20 gennaio 2005


Annie Leibovitz. American Music
ideazione dell’Experience Music Project di Seattle
Roma, Auditorium Arte
V.le P. De Coubertin, 30 (ponte Milvio)
tutti i giorni dalle 12.00 alle 21.00
biglietto € 1,00
per informazioni tel. 06 80241436
http://www.auditoriumroma.com


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