Ex Elettrofonica si è trasformata in questi giorni in una galleria di Belfast, ospitando una piccola collettiva di artisti principalmente nord irlandesi, a cura di Ben Crothers. Fin qui sembrerebbe una mera vetrina a Roma di cosa succede a Belfast, che già potrebbe essere interessante, ma c’è dell’altro: la mostra infatti è la prima del ciclo ideato da Manuela Pacella, Be My Guest. La curatrice romana, critica verso lo scenario curatoriale cittadino, spesso impantanato in dinamiche tanto autoreferenziali quanto deboli di idee, si mette da parte e invita invece come ospite un curatore outsider. Ottima idea, ben vengano germi freschi e alieni, fondamentali per la crescita.
Ma facciamo un passo indietro. Com’è la mostra?
Il fil rouge principale è la poetica delle piccole, povere cose di uso quotidiano, il cui valore è comunque relativo e in continua oscillazione a seconda del significato che a esse viene dato. Si passa dunque dal coloratissimo e patinato video Vichy Shower dell’artista di origine egiziana Adham Faramawy, in cui l’acqua diventa un sofisticato bene di lusso, ai piccoli oggetti d’affezione arrivati direttamente dall’infanzia dell’artista Ben Craig – e rielaborati in un piccolo libro d’arte – e agli accessori acquistabili nei negozi “tutto a una sterlina”, fotografati da Theo Simpson e raccolti in eleganti cartelle quasi fossero preziosi oggetti di design.
Sono inclusi in mostra anche dei fumetti, grande passione del curatore – lo stesso titolo nonsense della mostra è d’altronde una citazione della famosa striscia Archie – e graphic novels di Simon Hanselmann e Esther Pearl Watson, acquistati direttamente in rete dalla stessa galleria.
Crothers si muove bene, in gran libertà , annullando i confini tra arte alta e bassa, e scegliendo opere che ama e che possano inserirsi nella sua visione, anche se il criterio di scelta non è sempre solido, o chiaramente leggibile. Viene da pensare al progetto di Fiona Larkin, ad esempio, o al seppur intrigante esperimento dei tatuaggi sbagliati di Michael Hanna, o al viaggio di un pacco filmato dal suo interno, di Shiro Masuyama, o ancora al lavoro di quel big dell’arte contemporanea nord irlandese che è Locky Morris.
Riflettere oggi sugli oggetti-opera d’arte, sul concetto di autorialità e di valore dell’opera, è come reinterpretare, aggiornandolo, il piacevole motivo di una vecchia canzone che tutti ormai conoscono: stimolante, ma difficilissimo.
Quanto agli ospiti, aspettiamo il prossimo con curiositĂ e impazienza.
Mario Finazzi
mostra visitata il 13 gennaio
Dal 13 gennaio al 7 marzo 2015
Glumba SKZX
Ex Elettrofonica,
Vicolo di Sant’Onofrio 10, 11, Roma
Orari: dal martedì al venerdì 16.00 – 20.00
Sabato su appuntamento