Il misterioso nome assegnato da
Julie Orser (Chicago, 1974; vive a Los Angeles) al suo nuovo personaggio femminile pare provenire dagli albori del cinema. Si chiamava Anna Moore la protagonista di
Agonia sui Ghiacci, dramma a tinte forti di
D.W. Griffith. Era il 1920 e il regista, continuando a regalare eccellenti prove di innovazione tecnica e narrativa, stava codificando il moderno linguaggio cinematografico. Da lì sarrebbero arrivati il dramma psicologico, il kolossal storico, la commedia sentimentale, in un perfetto mix fra arte e industria dello spettacolo. E se tutto cominciò con Griffith, forse non è un caso che la donna disegnata da Orser per
Anna Moore -affascinante video-creatura con un’anima di celluloide- rievochi l’esperienza straordinaria di un grande pioniere del cinema americano.
La video-installazione su tre canali ricrea temi e atmosfere dei classici film hollywoodiani anni ’40-’50, noir e mélo imbevuti di pathos in cui intricate vicende umane si dispiegano entro precisi contesti sociali. Sono le donne a occupare un posto strategico in queste storie, spesso costruite intorno alla forza emotiva dell’elemento femminino. Donne-cliché, di cui Anna Moore è un concentrato tagliente e pletorico.
Nei video
In This Place e
Double Bind ogni cosa è spinta all’eccesso: i gesti, i set, la mimica facciale, la cura dei dettagli, le luci, i colori, le inquadrature; un’esacerbazione estetizzante dell’originale trasforma innocue memorie cinematografiche in ambigui remake dal sapore ossessivo. Anna Moore si aggira nella sua cucina troppo colorata, allegro focolare domestico cristallizzato in un’apparente quiete borghese. L’ordine maniacale tradisce l’ombra del dramma, del delitto, dell’incubo. Angoscia, passioni travolgenti, nevrosi, paure recondite, repressione sessuale, ipocrisia e celata perversione sono i caratteri precipui di questa ordinaria
femme fatale, riproposta da Orser in alcuni momenti chiave di una ipotetica, simbolica sceneggiatura.
Bellissima nel suo abito da sera, Anna Moore -nuova Lana Turner o Grace Kelly- esplode in un urlo disperato e isterico, le mani affondate tra i capelli biondo platino, a interpretare la sua più bella scena madre. Scivola in silenzio, Anna -in tailleur nero e tacchi a spillo- dentro sinistre stanze in cui si celano misteri mai svelati, segreti sospesi nel tempo lento e circospetto della macchina da presa.
Vittima di codici sociali, d’insana arrendevolezza o di pulsioni di riscossa, la donna trova nel pianto la sua liberazione ultima, mentre stralci musicali tratti da vecchi film si fondono in una evocativa colonna sonora .
A metà fra i travestimenti da b-movie di
Cindy Sherman e le alterazioni mediatiche di
Candice Breitz, Orser mette insieme un progetto forte, seducente, strutturato. Intrappolando nello schermo una nuova eroina patinata, umanissima e insieme teatrale, fatta di artificiosi stereotipi e di controverso desiderio.
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quali tre canali.
il video era proiettato su due canali una tv al piano superiore e su parete al piano inferiore.
manca un terzo canale video.
mi piacciono le cose fatte tanto per farle.
video buonino foto dei fram da manualetto dell'artista contemporaneo americano.
voto 5-
ma quali tre canali erano una proiezione e un video su tv .
ma avete le allucinazioni?