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fino al 7.VII.2007 Roberto Almagno Roma, Galleria Mara Coccia
roma
Sette sculture e trenta disegni che dialogano tra loro in uno spazio serrato e sorprendente sul tema della leggerezza. Sfidando le leggi della statica e le apparenze della percezione. Almagno in assolo a Roma…
di Luca Arnaudo
Ci sono occasioni, definite e rare, in cui è dato avvicinarsi al più profondo e originario potere sinestetico dell’arte, scoprire quel principio magico per il quale ogni cosa è ogni cosa: la pittura di un cervo in una grotta un cervo, una parola l’immagine, ma anche un disegno che può essere scultura, e viceversa.
La mostra di Roberto Almagno (Aquino, 1954) in corso presso la galleria domestica di Mara Coccia è una di queste occasioni. Nello spazio di pochi candidi metri quadri, sette sculture e trenta disegni determinano un luogo di scarti percettivi che –sovranamente sorprendenti e inaspettati all’inizio– risultano essere tanto omogenei e coerenti da assorbire ben presto l’osservatore al loro interno, catturandolo completamente.
I disegni esposti fitti e a corpo su una sola parete, come un racconto in sé compiuto, tradiscono il recente ritorno di Almagno a tale forma espressiva dopo un lungo periodo di abbandono, e significativamente la ritrovata affinità viene celebrata recuperando una serie mai esposta risalente a quasi dieci anni fa, come a riprendere il filo di un discorso interrotto ma mai dimenticato. In trenta concentrate tavole di piccole dimensioni, realizzate con complesse tecniche miste dove la cenere, il carbone, le ruggini si mescolano con l’acqua a creare vorticose profondità, s’intende un caratteristico bisogno e intento dell’artista di definire saldamente uno spazio attraverso l’immagine, e nel cortocircuito di una scultura su carta si trova anche la chiave per avvicinarsi alle sette opere plastiche in mostra.
Un lavoro febbrile si nasconde tra le pieghe di legni sinuosi e miracolosamente sospesi. Rami d’albero rinvenuti nel corso di lunghe passeggiate nei boschi, scortecciati, bagnati e modellati con la fiamma, quindi patinati a tampone, si f anno essenziale disegno attraverso la materia sfidando tanto le leggi della statica –al cui studio Almagno si è votato per lunghi anni di affilata concentrazione– che quelle della percezione. L’originalissima cifra stilistica dell’artista sta dunque in una scultura tirata oltre ogni limite, fino a ottenere un segno nero nello e dello spazio sempre più privo di appoggi. Come una forma di protezione dall’eccessiva sorpresa nell’incontro con l’arte, è pratica critica ordinaria ricercare al volo qualche parentela, nel caso specifico magari a partire dall’essenziale povertà della materia: avventurarsi d’altronde a rinvenire in questo incanto del legno una tacita vicinanza con l’arte povera e sue più vicine discendenze polemiche manderebbe completamente fuori strada. Qui, infatti, non si ha tanto recupero di una supposta naturalità da una modernità contestata e al tempo stesso condivisa, piuttosto simbiosi con l’elemento originario della natura, al di fuori del tempo. Azzardiamo criticamente, allora, un silenzioso rimando e una spirituale affinità alla lezione di lontani maestri orientali di calligrafia, incuranti delle dimensioni attraversate dal loro tratto, come Almagno dai suoi legni.
luca arnaudo
mostra visitata il 9 maggio 2007
dal 9 maggio al 7 luglio 2007 – Roberto Almagno – non solo carte
Roma, Galleria Associazione Mara Coccia, Via del Vantaggio, 4 (zona Piazza del Popolo) – da martedì a venerdì ore 16,30-19,30. Sabato ore 11-30. Chiuso domenica e lunedì. – per informazioni tel. 06-3224434 – maraco7@virgilio.it
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