Tra il 1943 e il 1954 lo psicologo statunitense Abraham Maslow concepì il concetto di Hierarchy of Needs (gerarchia dei bisogni). Questa scala, internazionalmente conosciuta come La piramide di Maslow classificava le necessità che devono essere soddisfatte per raggiungere la realizzazione personale. Bisogni fisici, sociali e dell’io. In bilico tra questi ultimi due, il collezionismo d’arte è diventato, nei secoli, una vera e propria legittimazione dello status sociale e, allo stesso tempo, un manifesto segno del desiderio di potere. Una prassi molto consolidata è stata rappresentata dalle committenze pubbliche e private, che in questo caso compiono un ruolo fondamentale come linea guida del progetto espositivo Committenze Contemporanee.
In linea con la passione collezionista del Cardinale Scipione Borghese nel XVII secolo, la Galleria Borghese continua a calcarne le orme, avviando un ciclo di dieci mostre in cui i capolavori presenti nella storica raccolta si confrontano con le opere di artisti contemporanei. Attraverso echi di memorie recuperate, senza nessun riferimento concettuale o legame tematico, sarà soltanto il concetto di committenza a vincolare gli artisti del presente a quei del passato.
L’esordio è stato affidato a Vedovamazzei -pseudonimo che cela l’identità di Stella Scala (Napoli, 1964) e Simeone Crispino (Frattaminore, Napoli, 1962)- che, collegandosi con la mostra dedicata a Raffaello lo scorso anno, rispondono con un film immaginario intitolato Raphael the Western. La cinematografia serve al duo napoletano per originare una “decostruzione tragicomica di quei miti e di quei luoghi comuni che popolano l’immaginario collettivo” (Mario Codognato), combinando un insieme di opere tra loro eterogenee che ruotano attorno alla ricostruzione dello storyboard del film.
In una combinazione originale, lirica e al contempo sovversiva, disegni ricavati dalla sceneggiatura si succedono, come fotogrammi mai assemblati, sopra una pedana insieme ad una scultura in ceramica che rappresenta l’elemento centrale di tutta la narrazione.
La storia è incentrata su una carovana bianca in cui una famiglia viaggia verso il West in cerca di fortuna. Un Sioux, impaziente di assaltarla, rimane sconvolto di fronte alla visione della Dama col liocorno di Raffaello che gli ricorda un noto pittogramma, dando origine ad una dialettica tra due diverse culture, quella colta e quella selvaggia. Così l’ironia prende corpo attraverso un’icona della cultura occidentale immersa in un contesto improprio che in questo caso diventa un simbolo. Un’allegoria dell’immensa quantità di immagini che popolano l’immaginario collettivo e, insieme, una metafora del loro assoluto potere. Ovvero il potere che possiede la comunicazione visiva, sia per l’educazione della collettività che per la sua manipolazione.
articoli correlati
La mostra di Raffaello
angel moya garcia
mostra visitata il 17 luglio 2007
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Visualizza commenti
complimenti, poche volte ci troviamo davanti a dei comenti cosi freschi e per cui vitali, energici. Benvengano!