Evento interessante per la rarità dei video in mostra, pezzi poco conosciuti dal pubblico italiano. Sottofondo pirotecnico di un’epoca che ha vissuto anni ruggenti e ha assaporato libertà stilistiche e sperimentazioni forse mai più ripetute. Tra il 1978 e il 1988, artisti poco ortodossi, frequentatori della club scene londinese, mettono in atto una vera e propria rivoluzione del mezzo video. Precursori più o meno consapevoli del clip musicale, fanno incetta di iconografie simboliste e poetiche surrealiste per
detournare le immagini raccolte e riproporle in contesti e abbinamenti assolutamente improbabili.
Così
John Maybury, in
Maledicta Electronica, miscela immagini sintetizzate con scene reali di protesta studentesca.
Mark E. Smith indaga la misteriosa morte di Giovanni Paolo I in
Hey! Luciani. The life and Codex of John Paul I, usando la telecamera in modo espressivo: zoom repentini, fuoco e fuorifuoco che raccontano cinicamente una storia senza verità. La musica dei
The Fall completa il lavoro con riff di chitarra che stemperano i ritmi classici.
Charles Atlas conduce la danza e il trasformismo verso i limiti estremi avvalendosi, per
Because We Must, della collaborazione di
Michael Clark e
Leigh Bowery: la stravaganza dei costumi, gli scenari irreali e i colori allucinati tessono una trama narrativa ironica e provocatoria.
Cerith Wyn Evans gioca con la sovrapposizione di immagini incongrue a dimensioni differenti e assembla materiali visivi disparati proiettandoli al contrario o modificandone la velocità, mentre lascia allo spettatore la scelta della colonna sonora.
La protesta delle donne contro lo stanziamento delle basi nucleari a Greenham diventa per
Tina Keane il simbolo dei movimenti post-femministi di fine anni ‘70. L’evoluzione del ruolo femminile, la repulsione del ruolo stigmatizzato dai media sull’estetica della donna, la presa di coscienza di una condizione di disagio sono ingredienti indispensabili anche dei lavori di
Sandra Lahire e
Mary Pat Leece & Joanna Davis. Guerra, proteste, divaricazioni sociali, omosessualità, aids e riaffermazione dei diritti violati sono temi presenti nella cultura e controcultura di questi anni, tanto da determinarne gli sviluppi creativi: in particolare nei film di
Derek Jarman,
John Akomfrah & Black Audio Film Collective, Isaac Julien,
Stuart Marshall e
Neil Bartlett.
La mutuazione dello scratch video dalle tecniche di campionatura musicale hip-hop sono invece alla base di operazioni come
Death Valley Days del collettivo
Gorilla Tapes e di
Blue Monday/War Machine dei
Duvet Brothers.
Spesso di natura ibrida, i lavori proposti testimoniano una carica genuinamente trasgressiva che ha fatto degli anni ‘80 un periodo poco esplorato e spesso sottovalutato, a cui invece sarebbe necessario guardare con estatica ammirazione, cercando di carpirne gli spunti creativi e di riflessione.