Dove c’è ironia, l’intelligenza è d’uopo, si sa. Raffinatissima e giocosa anche questa personale alla Galleria Lorcan O’Neill. In mostra lavori recentissimi di
Luigi Ontani (Vergato, 1943; vive a Roma), insieme a qualche pezzo “storico”. Una sorta di anticipazione dell’antologica in preparazione al Mambo di Bologna, sulla scia di
Genthara, la memorabile esposizione allo Smak di Gent nel 2003-2004. Giochi di parole,
double sens, rebus iconografici. A partire dal titolo della mostra,
Perentorio. Dal tondo della fotografia acquarellata -il fondo è azzurro- esce il volto ornato da un copricapo di tre pere verdi e il corpo nudo dell’artista, ingabbiato da una corazza degli stessi frutti (varietà Abate Fètel).
Ontani stavolta rende omaggio a Pitagora, padre della filosofia e della matematica, con
ErmEstEtica Pythagorea (2007). La scultura in ceramica è arrivata per l’occasione da Faenza. Non è casuale la parata di numeri tracciati in oro sull’alta base dell’opera, considerando che Pitagora attribuì loro poteri magici. Ontani-Pitagora, quindi, come Ontani-Carabiniere, Ontani-San Pietro, Ontani-Maharaja. Filo conduttore anche di questa mostra è il ludico travestimento, modulato dal frizzo irriverente, dal volubile sarcasmo.
Uno spirito che, del resto, si coglieva già negli “oggetti pleonastici”, piccoli lavori in gesso ottenuti a calco da reperti del quotidiano, trattati con la scagliola e dipinti a tempera, che l’artista realizzava nel 1965, a cui seguirono i
tableaux vivants in cui perdeva, di volta in volta, la propria identità per interpretare personaggi della storia, della letteratura, della religione, del mito, dell’arte. Coloratissime maschere in legno (
Shiva Latri, 2007;
Di JuRe, 2006;
Panaemonio, 2007) sono alle pareti della galleria trasteverina, accanto a opere in vetro (
NarciSpecchiOuroboros, 2007;
ArlecchiNerone, 2006) e a fotografie acquarellate, oltre che alle sculture in ceramica policroma.
Impossibile negarsi un sorriso di fronte alla grande fotografia lenticolare
Electicthrone (2007) in cui Ontani siede o, meglio è legato a un trono che ha le zampe a forma di gambe e piedi umani, esattamente come i braccioli-mani. A seconda della posizione dell’osservatore, il maestro mostra il volto serio oppure fa le smorfie.
Punto di partenza, comunque, rimane la pittura tardo manierista e barocca. In mostra anche un’opera del ‘75,
Nudo con dado, dichiarato omaggio a
Tintoretto. È del 1991, invece,
Ennesima Cena, installazione di tredici fotografie di diverse dimensioni in cui l’artista indossa i panni degli apostoli. Per questa rappresentazione, Ontani attinge agli stereotipi dell’iconografia sacra, che interpreta con un guizzo tutto personale: da una ciotola, ad esempio, ecco spuntare un piccolo dinosauro di plastica. Altra fonte di ispirazione è l’Oriente: il suo repertorio si arricchisce indistintamente di influenze orientali e occidentali, il tutto declinato, come sempre, in prima persona.