Se il viaggio non è direttamente il tema della mostra “Identity’s Rule of Three” alla Galleria Marie-Laure Fleisch è, però, il fil rouge con cui viene definita la relazione tra gli artisti, il duo tedesco Nina Fischer & Maroan el Sani (1965 e 1966, che nella stessa galleria hanno esposto nelle due personali “Impero dei segni”, 2011 e “Spirits Closing their Eyes”, 2013) alla prima esperienza collaborativa con l’artisa svizzero Bertold Stallmach (1984), conosciuto in Giappone nel 2007.
Un viaggio che ripercorre, contestualmente, anche le tappe del lungo processo creativo (dagli schizzi di Nina Fischer ai piccoli acquarelli che l’artista Nina Ansari ha creato appositamente per il set, per arrivare ai “pupazzi” a cui è affidato il ruolo di protagonisti), conclusosi nel 2015 con la realizzazione del video d’animazione Dreisatz der Identität (Identityʼs Rule of Three).
In matematica il termine “identità” indica “un’uguaglianza valida incondizionatamente, verificata cioè da qualsiasi valore o gruppi di valori delle variabili che in essa compaiono anche implicitamente”, spostandosi su un piano psicologico e sociale, i tre artisti individuano diverse “identità” che corrispondono ai tre episodi del film. «Il concetto generale è che ci sono regole comportamentali intorno a cui ruota l’identità di un individuo. Ci siamo interrogati su questi codici prestabiliti», afferma Maroan el Sani.
Collettività e individualismo, interazione, ruolo dell’arte nella società, politica: corollari di un unico tema, affrontato sconfinando tra realtà e finzione, che ha origine all’interno di un acceso dibattito intorno al Görlitzer Park, parco pubblico nel quartiere berlinese di Kreuzberg, e alle sue radicali trasformazioni avvenute a partire dal XIX secolo (e seguite da due guerre mondiali, dalla guerra fredda, dal crollo del muro di Berlino) fino ai nostri giorni.
«La base della storia è vera, – precisa Stallmach – da qui è partita l’immaginazione».
«Stavamo facendo una ricerca sul centro storico di Berlino e sull’ex castello distrutto e ricostruito dove è nato un museo etnologico. Nel 1918 era la residenza dell’imperatore tedesco, durante la seconda guerra mondiale fu bombardato e quando la Germania fu divisa, finì nella parte comunista. – continua el Sani – Nel 1950 fu raso al suolo, nel ’70 fu costruito un moderno edificio governativo e nel 1989, dopo il crollo del muro e la riunificazione delle Germanie, è stato a lungo abbandonato. Si è discusso se abbatterlo e ricostruire l’edificio originale, ma non c’è più un imperatore! Ci sono stati molti scandali in merito. Non serve un castello, quando abbiamo l’aeroporto di Berlino in costruzione da 15 anni!».
Oggi l’area è frequentata dai rifugiati, soprattutto durante il giorno. «Ogni etnia ha il suo angolo, è come una piccola Africa».
Nel video vengono descritte due società opposte, una “democratica” e l’altra despotica. Nella prima le leggi sono opera di un solo individuo, o di un’oligarchia, mentre nell’altro sono apparentemente più democratiche. Ma c’è comunque chi non è soddisfatto, da una parte o dall’altra, come i due personaggi (Iso e Jenga), che decidono di partire nello stesso momento e si incontrano nel deserto, uno spazio vuoto, incontaminato.
«Abbiamo scelto l’animazione, perché ci dava maggior opportunità di usare la finzione e anche perché la presenza dei pupazzi ha un che di magico».
Manuela De Leonardis
mostra visitata il 15 febbraio
Dal 15 febbraio al 9 aprile 2016
Nina Fischer & Maroan el Sani | Bertold Stallmach
Identity’s Rule of Three
Galleria Marie-Laure Fleisch
Via di Pallacorda 15
00186 Roma
Info: info@galleriamlf.com, www.galleriamlf.com