Il lavoro di
Andrea Mete (Roma, 1985) riconduce, in parte, a un’influenza pop. Una chiara visione della realtà, che attornia l’osservatore con tinte eccentriche e marcate, ma non solo. Un’energia vibrante, che si manifesta con dinamiche strisce luminose e con una rappresentazione della vita che sembra in perenne corsa. Però c’è sempre qualcosa di sfuggente nella loro resa. In effetti, ciò che colpisce non è solo la particolarità dei colori.
Il fotografo romano immortala soggetti che fanno parte della vita quotidiana: alberi, biciclette, uccelli e cieli, caricandoli di un surplus surreale. Colori appariscenti e vivaci invadono la prima pelle dell’immagine; il substrato, invece, è come se fosse reso in positivo: quello che dovrebbe esser nero è di un bianco accecante, e viceversa. Tale tecnica veste la fotografia di una patina spettrale, che contrasta l’effetto del colore brillante, ma allo stesso tempo lo potenzia.
Il lavoro di post-produzione che Andrea Mete compie sulle fotografie originali le carica di una briosa energia visiva. Sono, infatti, i ritocchi con il colore che delineano la particolarità del tutto. Si possono allora definire ancora fotografie? O il rimaneggiamento dell’immagine le ha tramutate in qualcos’altro?
Si capisce dunque come l’autore usi il mezzo fotografico come incipit, come recettore dell’immagine, ma poi lo lasci scivolar via, prediligendo una resa estetica differente, di maggior impatto. Tutto ciò Mete lo fa alla luce del sole, senza voler trarre in inganno l’osservatore.
Un altro importante tassello per la resa di un’immagine alquanto curiosa è la profondità del soggetto immortalato, tanto da apparire quasi come il ritratto di un’installazione. L’installazione, infatti, va oltre il reale. Spesso è costituita da piccoli frammenti di realtà, ma nell’insieme deve possedere una valenza che la oltrepassa, una profondità visiva che sia dinamica, un insito significato che strabordi dalle sue pareti. E tali sono i soggetti di Andrea Mete.
Con una sola differenza: quest’energia, dal giovane fotografo romano, può essere solamente rappresentata.