Ci riprova Giacomo Guidi e come di consueto lo fa in grande stile. Dopo il grande spazio industriale all’Aventino, Contemporary Cluster riapre in Palazzo Cavallerini Lazzaroni, superbo edificio del XVII secolo, sito in via dei Barbieri, a pochi passi da Largo di Torre Argentina. Un edificio storico articolato in quattro piani resi dall’istrionico gallerista spazi polimorfici, atti alle esposizioni ma anche al divertimento e al relax. Dopo le esposizioni di Piero Mottola, Paolo Cenciarelli e Gerald Bruneau, una nuova terna di mostre compone “Contemporary Claster #07”, assecondando il consueto percorso ascensionale, ripetuto di volta in volta, ma senza rigidità, e che vede dipanarsi nel vano ipogeo le sperimentazioni di giovani artisti contemporanei, nel piano intermedio eventi underground, ai limiti del sistema, prossimi all’antropologia e alla storia del costume, con particolare attenzione alla fotografia, e infine nel salone d’onore, all’ultimo piano, sotto la volta ricoperta da splendidi affreschi settecenteschi, talvolta in diretto dialogo con essi, le ricerche di artisti affermati, spesso veri e propri special guest.
Nei sotterranei, suggestivo spazio con le pareti in pietra viva, denominato The Cave, per “Contemporary Claster #07” Guidi ha invitato Erica Curci (Foggia 1994). L’artista, dopo la formazione accademica, è approdata al biodesign, una particolare sperimentazione in cui arte visiva e design si sovrappongono senza per questo confondere i rispettivi ambiti d’azione, sfociando l’una nell’altro. Nel progetto Derma del 2015 l’artista ha creato singolari indumenti mixando collagene (parte naturale) e silicone (parte sintetica) e avviando quel percorso di arte e scienza che connota anche le ricerche più recenti dell’artista, sostenute da componenti scientifiche familiari e da specifiche letture. Cinture, reggiseni, maglie come opere uniche, indumenti difficilmente indossabili perché rinunciatari di quei parametri di replicabilità e serialità che sono propri della moda e del design. La mancata definizione settoriale connota anche il progetto Ecdisi del 2018 in cui la componente scientifica si accentua. Partita dallo studio della propria pelle e del mutamento epidermico dei rettili, l’artista è giunta a coltivazioni batteriche in vitro attraverso cui è riuscita a realizzare un nuovo supporto, organico, resistente e assai suggestivo, i cui esiti nel settore delle arti visive sono ancora in divenire, tutti da scrivere, anzi da vedere.
Salendo, al primo piano s’incontra la mostra “Malcom X”, selezione di scatti fotografici tratti dall’archivio privato del noto pornoattore degli anni Novanta Francesco Malcom, vera e propria icona del settore. Muovendosi tra voyerismo e autoreferenzialità, Malcom fotografa e si fa fotografare, testimoniando un mondo di luci ed ombre. L’autore coglie aspetti suadenti, ironici, finanche poetici, del mondo dell’hard, raccontando per estensione gli eccessi di un’intera epoca. Compiaciuto e divertito, celebra la bellezza del corpo e, con fare ludico, riabilita, nella rassicurante cornice dell’arte, immagini pornografiche tratte dalla sua audace carriera.
Ma è al piano nobile che la programmazione di Cluster ospita gli eventi espositivi di maggior impegno. Il ruolo di primus inter pares è questa volta affidato a Demsky, esponente di spicco della street art internazionale, di cui Guidi, non senza orgoglio, presenta diciassette lavori inediti pensati appositamente per il suo spazio. Per la sua prima esposizione italiana l’artista ha realizzato una serie di lavori avveniristici, geometrici e pop, in linea con i dettami del Neofuturismo di cui è egli stesso fondatore. Agendo su tele o acciaio l’artista dipinge con spray e stancil. Talvolta scolpisce supporti lignei conquistando la terza dimensione e proiettando la pittura in quello stesso spazio già occupato da missili colorati, rivelatori di aspirazioni cosmiche e fantascientifiche. Nella sua ricerca colorazioni elettriche creano convulsioni percettive e contaminazioni mediali, unendo al rigore della geometria la finzione dell’arte. Il supporto pittorico è per lui spazio esploso, dimensione parallela entro cui dare corpo ad inedite geometrie. Ortogonalità e parallelismo interagiscono fino a sovrapporsi, animandosi reciprocamente in un rapporto difficilmente districabile, tra caos e rigore. Geometrie ipnotiche che rivelano legami non rigidi con il futurismo internazionale, con l’arte optical americana (Vasarely) e il cinetismo sudamericano (Soto), e nutrite altresì da stimoli molteplici, provenienti dalla cultura dello skateboarding, dai manga giapponesi, dai fumetti Marvel e dalla saga di Star Wars. Una ricerca dinamica e suggestiva che nell’imperitura bellezza della geometria ha saputo trovare il giusto compromesso tra teoria e prassi, tra l’esperibile e il futuribile.
Carmelo Cipriani
mostra visitata il 10 marzo
Dal 3 marzo all’1 maggio 2018
Contemporary Cluster #07
Contemporary Cluster
Via dei Barbieri 7, 00186 Roma
Orari: dal lunedì alla domenica dalle 11.00 alle 24.00
Info: 06.68308388 Marta.volterra@hf4.it www.contemporarycluster.com