All’improvviso Roma ha scoperto la grandezza solitaria di Vasco Bendini (1922-2015), già pioniere della pittura informale ma anche di istanze pre-poveriste. A fare da apripista fu nel 2013 la mostra sulle sue opere del 1966-1967 che gli dedicò il MACRO di via Nizza, curata da chi scrive, e proprio al MACRO viene ora esposto nella mostra “Segni, Alfabeti, Scritture” un lavoro fondamentale di quegli anni come La scatola U. E poi Fabio Sargentini, nella galleria L’Attico, propone in questi giorni la mostra “Unioni civili” che fa dialogare la pittura sublime di Bendini con quella visionaria di Matteo Montani, oltre ad altri sapienti abbinamenti. Ma il clou di questa sacrosanta riscoperta è la mostra (a cura di Fabrizio D’Amico) che viene dedicata a Bendini, ad un anno dalla scomparsa, dall’Accademia Nazionale di San Luca, un’esposizione concentrata sugli straordinari anni estremi del suo percorso, dal 2000 al 2013. Un evento che si deve soprattutto all’impegno generoso di Marcella Valentini, che presiede l’Archivio intitolato all’artista e che pochi mesi fa ha donato un quadro quanto mai intenso di Bendini all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Anche se le sale al piano terra non sono spazi agevoli e felicissimi, le 35 opere esposte le trasformano in luoghi quasi spirituali, in cui regna sovrana una pittura che mette in campo con disarmante forza poetica un vero e proprio denudamento interiore dell’artista. Le tele, molte delle quali di grandi dimensioni, diventano sudari che registrano ed accolgono palpitanti sussulti di luci abissali, di reconditi tremori, mentre il colore si fa sempre più magro, ascetico, scorticato, eroso da ansie e da ineffabili misteri. Del resto, se c’è un artista che è riuscito nell’impresa di dipingere la propria anima in modo diretto e immediato, questi è senza dubbio Bendini. E così nelle sue opere ci sono al tempo stesso “detriti di stelle e di anime”, per usare una poetica espressione di Fernando Pessoa, che uniscono l’individuale all’universale. I suoi quadri estremi sembrano fatti di niente, solo di un soffio luminescente che appare come l’esito abbagliante di un percorso lunghissimo e follemente concentrato, alla ricerca del “miele dell’invisibile” distillato attraverso la luce del suo pensiero. Bendini respirava così come dipingeva, o meglio il suo respiro più profondo e vitale si identificava nell’atto stesso del dipingere per “fare della luce uno spazio come quello che percepisco nella mia mente”, amava dire lui stesso con un sorriso misteriosamente aperto verso l’infinito.
Gabriele Simongini
mostra visitata il 7 giugno
Dal 30 maggio all’1 ottobre 2016
Vasco Bendini, Opere 2000-2013
Accademia Nazionale di San Luca
piazza dell’Accademia di San Luca 77, Roma
Orari: dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 19
Info:accademiasanluca.eu