L’apoteosi è al primo piano, seguendo il percorso che porta all’arte internazionale. Un triangolo scenografico tutto in noir, i cui vertici sono: l’abito da sera in broccato (1959 ca.);
Coppa Chimerica, bronzo del ’47 di
Hans Arp; le sculture di
Giacometti –
Donna (1962) e
Figura (1956) – che si stagliano dal
wall drawing di
Sol LeWitt (unica digressione dal tema). In perfetto equilibrio, poi, sospeso in aria,
Mobile (1958) di
Calder: ferro e alluminio.
Un doppio legame unisce tra loro queste opere. Infatti, nella sede della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, in cui fu direttrice e sovrintendente dal 1942 al ’75, si rende omaggio a Palma Bucarelli – l’occasione è il centenario della nascita – con una mostra che ne ricostruisce l’attività, ma soprattutto la passione e la grande capacità nel saper sentire il battito dell’arte contemporanea.
Scelte, le sue, che spesso uscivano dagli schemi di una visione tradizionale, tanto più nell’Italia perbene e provinciale del dopoguerra, ma che permisero alla Gnam – come ben illustrato in
Palma Bucarelli. Il museo come avanguardia – d’implementare le proprie collezioni con opere di artisti straordinari, allora semisconosciuti.
Un esempio?
Untitled (1967 ca.) di
Gilberto Zorio, scultura che è un tubo in eternit, solenne come una colonna dell’antichità, in cui è risolto il dilemma della base con pezzi di camera d’aria. Uno sguardo qua, uno là: ecco
Sequenze di
Bice Lazzari,
Dinosauro riposa di
Pascali,
Christo con
Ponte S. Angelo,
Grande Cellophane di
Burri,
Ragazza in piedi con vestito verde e fiocco rosso di
Schiele,
International Klein Blu 199 di
Klein. Il tutto accompagnato dal lieve sottofondo musicale di brani celebri dell’epoca.
I giornali di allora la chiamavano “
la dogaressa” (oppure “
la signora di Valle Giulia”); c’è anche una copertina di “Noi Donne” del maggio 1953, in cui il volto di Palma Bucarelli è accanto a un arlecchino di
Picasso: una foto scattata proprio in occasione della mostra organizzata alla Gnam.
Tra gli oggetti personali, alcuni gioielli realizzati apposta per questa donna raffinatissima da artisti come
Afro,
Novelli,
Lorenzetti; splendido l’anello in oro giallo, a cera persa, firmato
Mastroianni. Tra i vintage dell’album personale, la foto che la ritrae bambina, insieme alla sorella Anna, o quella sulla scalinata della Galleria, con il cane Michi, nel 1944-45.
Quanto agli abiti, donati dalla stessa proprietaria al Museo Boncompagni Ludovisi nel 1992, sono esposti, tra gli altri, un vestito da cocktail (1957 ca.) – essenziale nella sua ricercatezza – in pizzo di tulle nero, uscito dalla sartoria di Antonio De Luca, e un più impegnativo completo da
grand soirée in raso di seta e cappa in broccato rosa e oro, indossato il 3 giugno 1959, in occasione del Gran Gala al Quirinale per i Reali di Grecia.
Abiti che descrivono un fisico snello e dinamico, costantemente teso verso l’armonia e la perfezione.