Un momento di sospensione nell’attesa dell’evento. Il
circo è anche questo. Lo dicono i suoi colori, la spettacolarità, la
coreografia, il rischio; la sfida, insomma, alla mediocrità di certi stereotipi
della società. Non a caso è uno dei soggetti più amati dagli artisti di tutti i
tempi, come analizza puntualmente Arianna Di Genova nel suo saggio
Il circo
nell’arte.
Anche
Andrea de Carvalho (San Paolo del Brasile,
1966; vive in Umbria) si lascia tentare dal confronto, realizzando il suo
Circus
Errans che
ha debuttato la scorsa estate, in occasione del 52esimo Festival dei Due Mondi
di Spoleto.
Il progetto, curato da Enrico Mascelloni e Patricia Rivadeneira, è la dichiarazione d’amore dell’artista brasiliana per la ceramica, con
cui esprime da sempre la sua creatività: “
Mi piace la manualità del lavoro
con la ceramica, l’idea di trasformazione”, spiega. Ma è anche la voce di una sinergia, alimentata nel tempo, con
un gruppo di amici artisti che hanno condiviso l’esperienza di questo circo
visionario:
Massimo Diosono,
Myriam
Laplante,
Virginia Ryan,
Jack Sal,
Sandford & Gosti,
Franco Troiani.
Il racconto procede con ritmi differenti: da una parte
le opere – corpi che si fondono, plasmati nella ceramica (acrobati, trapezisti,
equilibristi…) e assemblaggi di materiali vari, in cui la rete da pesca è un
elemento ricorrente -, dall’altra le bellissime fotografie di
Sergio Coppi che ritraggono i vari
interpreti. Come in tutti i circhi rispettabili, non potevano mancare le figure
della maga, il mangiatore di fuoco, il presentatore, il lanciatore di coltelli,
l’illusionista, il burattinaio, la donna più piccola del mondo.
“
Del circo mi piace il movimento, l’allegria, la
voglia di giocare”, afferma Andrea de Carvalho. La sua è una visione esterna e, allo
stesso tempo, interna: il circo infatti è immaginato sia come luogo fisico
(pista o camerino) che nella sua intensità di luogo mentale, con gli intrecci
di storie di vita vissuta. Un altro elemento che l’artista sottolinea è quello
della dinamicità: il circo viaggia, “
tutto si smonta, si arrotola, si mette
in valigia…”.
Da Spoleto, dicevamo, il
Circus Errans è approdato a Roma con un
numero inedito, organizzato in occasione dell’opening: quello della donna più
piccola del mondo (Myriam Laplante) che – attraverso una finestrella
rettangolare – è apparsa capovolta e minuscola, con i movimenti assecondati da
una musichetta dal sapore rétro. Al di là della deformazione ottica, a nutrirsi
è soprattutto la fantasia. E ora, come
suggerisce Mascelloni in catalogo, “
non resta altro che l’applauso del
pubblico”.