11 luglio 2008

fino all’11.IX.2008 Ferdinando Scianna Roma, Valentina Bonomo

 
Pagine di un diario intimo, popolato di oggetti. Unica eccezione, la presenza di Mimmo Paladino, amico carissimo, e delle sue opere. È la storia dell’uomo, del fotografo...

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Era il 1960 quando un giovanissimo Ferdinando Scianna (Bagheria, Palermo, 1943; vive a Milano) s’imbatteva nel suo percorso con una macchina fotografica, via d’uscita da un destino di provincia preconfezionato.
Senza troppa convinzione, scattava ritratti alle compagne di classe e a tutto ciò che suscitava in lui una qualche emozione. Un televisore, ad esempio, sul cui schermo passavano le immagini del campione Livio Berruti, vincitore dei 200 metri alle Olimpiadi del ‘60. Momento magico per un appassionato di atletica leggera come Scianna: “Ero lì, davanti allo schermo, ma avrei voluto essere a Roma, per cui ho fotografato il televisore. Oggi, a prescindere dal racconto che c’è dietro, diventa la foto di un oggetto, il televisore con quella sua forma che visivamente si porta dietro storia, pezzi di tempo”.
Stampata ai pigmenti di carbone, in piccolo formato, questa foto è una delle venticinque in mostra da Valentina Bonomo. Oggetti, cose, nature morte spontanee colte in scenari sempre diversi, a Lourdes come in Sicilia, sui marciapiedi di New York e Parigi, sulle spiagge liguri e in un locale viennese. Una tazzina da caffé, il groviglio di pesci, una sedia o un’automobile impacchettata à laChristo. Soggetti che hanno affinità elettive con certe opere della pop art oppure si ripetono come pattern regolari, comunque oggetti che rivelano anche una loro qualità estetica.
Ferdinando Scianna - Bagheria - 1960 - stampa ai pigmenti di carbone - cm 11x15 - courtesy Galleria Valentina Bonomo, Roma
Parallelamente, Scianna ritrae -unica presenza umana che irrompe direttamente nell’inquadratura- l’artista Mimmo Paladino e alcune sue opere, incluse quelle recentissime di Opera per l’Ara Pacis. Un bell’incontro quello con l’artista di Paduli, come del resto fondamentale è stata per il fotoreporter siciliano, membro dell’agenzia Magnum, l’amicizia con personaggi straordinari come Sciascia, Cartier-Bresson, Montalbán, Borges, Brandi.
In mostra anche un trittico a colori del 1999 scattato nello Yemen. Foto prese per le strade di Sana’a (“Città affascinante, sembrava un meteorite che dal passato era rimasto lì, meravigliosamente dimenticato”) guardando i detriti dell’umanità -bottiglie di plastica schiacciate, frammenti tessili, carte spiegazzate- calpestati sugli sterrati impolverati.
Sembra una divagazione dal linguaggio a cui siamo soliti associare la fotografia di Scianna, eppure egli stesso precisa di aver fotografato più a colori che in bianco e nero nella sua carriera di oltre quarant’anni. Fondamentalmente perché il mestiere implicava una maggiore richiesta della fotografia a colori da parte della committenza. “Però ho sempre avuto una certa diffidenza nei suoi confronti”, racconta. “Non del colore in sé, ma della mia capacità di gestirlo. Anche per ragioni di carattere storico-tecnico, perché quando ho iniziato a fotografare i materiali a colori erano limitativi per sensibilità”.
Ferdinando Scianna - Sana’a - 1999 - trittico a colori - cm 61x115 ca. - courtesy Galleria Valentina Bonomo, Roma
Allora erano la Kodak o la Fuji a decidere i colori, oggi invece c’è una riappropriazione del modo di percepire, oltre che di vedere il colore, attraverso il computer. Ma alla fine l’artista ammette: “Pur parlando decentemente il colore, la mia lingua madre resta il bianco e nero”.

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dall’undici giugno all’undici settembre 2008
Ferdinando Scianna al Portico d’Ottavia
Galleria Valentina Bonomo
Via del Portico d’Ottavia, 13 (zona largo Argentina) – 00186 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 11-13 e 15-19 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 066832766; info@galleriabonomo.com; www.galleriabonomo.com

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