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Camminando tra le opere, le forme, i riflessi dei colori smaltati, si ha la percezione di essere in prossimità di un resto. Un resto di che cosa? Una domanda che non smette di risuonare e che rischia di restare senza risposta, segno in effetti che la proposta artistica di Sabino de Nichilo (Molfetta 1972, vive e lavora a Roma) si rivela di un certo interesse. Organi da asporto è la prima personale romana dell’artista pugliese, fortemente voluta dalle artiste Francesca Romana Pinzari, Flavia Bigi e Gaia Scaramella per il loro L29 artstudio, uno studio d’artista aperto a collaborazioni e contaminazioni. Allievo di Riccardo Monachesi, Sabino de Nichilo si muove con disinvoltura all’interno del panorama scultoreo contemporaneo mostrando una sorprendente padronanza dei propri mezzi ed una convincente istintualità espressiva. La ceramica è il materiale d’elezione, docile e aristocratico: necessita di tempi lunghi e continue cure ma si presta ad indossare i colori più ammalianti.
Sabino de Nichilo, Organo da asporto 2019 ph Sebastiano Luciano
Magnetiche e conturbanti, le sculture di de Nichilo sembrano sul punto di muoversi, pulsare, esplodere come organi dormienti o meglio corpi senza organi, che si lasciano esibire solo per il capriccio di assecondare un incolpevole creatore. Colte in un istante tra erezione e detumescenza, assumono la posa di avanzi di teatro, portando le tracce talvolta del sangue o dei materiali preziosi di cui erano rivestiti. Trofei che non hanno più nulla da rivendicare, resti appunto. Ma resti di cosa? L’intera operazione assume i toni di una rinuncia, qualcosa è stato lasciato andare senza restare aggrappati a residui ossessivi o a nostalgie decorative. E questo risulta impressionante, vista la velocità con cui il lavoro di de Nichilo è giunto a maturazione. Lasciato alle spalle ogni apparato simbolico, si poggiano i piedi su qualcosa di disgustosamente reale, che accoglie il visitatore come quella percossa da cui si capisce di essere amati. E allora non resisti e smetti di domandare, lasciandoti toccare da quel resto, che non ti chiede niente e a cui non puoi chiedere niente, e senti che in qualche modo quel qualcosa è la vita.
Mariangela Capozzi
mostra visitata l’11 aprile
Dall’11 aprile all’11 maggio 2019
ORGANI DA ASPORTO
L29 artstudio
Via Labicana, 29 – 00184 Roma
Orario: su appuntamento
Info: tel +39 328/4615638 o +39 333/6658642
www.facebook.com/L29artstudio/