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02
luglio 2010
fino all’11.VII.2010 Giorgio de Chirico Roma, Palazzo delle Esposizioni
roma
Sotto il segno della natura, accostamenti inediti e suggestivi. Ma anche rischio di poca leggibilità. In scena la grande, contraddittoria retrospettiva del padre della Metafisica...
di Lori Adragna
Un teatro abitato dal silenzio: prospettive alienanti,
geometrie sfalsate, atmosfere sature di mistero. In scena al Palaexpo, Giorgio de Chirico (Volos, 1888 – Roma, 1978). Nelle
gallerie ai lati della Rotonda si amplifica l’impressione di spaesamento lungo
il percorso espositivo. Che si snoda in sette sezioni sotto il segno della
categoria filosofica della natura.
La scelta curatoriale di Achille Bonito Oliva – che
privilegia la ripartizione tematica – se da un lato produce accostamenti
inediti e suggestivi, dall’altro, unitamente all’allestimento in certi casi
sovraccarico e alle mescolanze stilistiche che contraddistinguono le varie fasi
dechirichiane (dal Simbolismo alla Neo-Metafisica), rischia di renderne poco
leggibile l’iter già complesso e a volte apparentemente contraddittorio.
Si comincia dalla natura scenario
d’archetipi universali, che fa da sfondo a figure mitologiche, bibliche e
storico-leggendarie. Dove Mithos è manifestazione dell’essere nel suo evento epifanico. I
personaggi del maestro di Volos vivono al di fuori del tempo e dello spazio, e,
di fatto, fuori del mito stesso. Ecco allora: Ulisse, eroe del nostos per eccellenza. Arianna, figura chiave del mito del
labirinto, in posa meditativa come la Melancholia di Dürer. E Le
Muse inquietanti,
quadro simbolo della Metafisica.
Dal mito a una natura irreale in
cui convivono “la luce piena del meriggio e l’ombra della mezzanotte, in una
complementarità e unione dei contrari di matrice nietzscheana”, scrive Lorenzo Canova in una
recente pubblicazione. Come nelle Piazze tagliate in due da zone buie che corrono oltre i
confini del quadro.
Si delineano più avanti le entità
anti-naturali: statue, manichini, ombre. L’uomo muta in organismo intermedio
come macchina pensante e senziente, ma anche essere soprannaturale. Ancora,
scatole cinesi, quadri nei quadri, rebus insoluti: gli interni metafisici.
L’inconscio è sorgente della visione. Il senso, dilatazione del reale e
attraverso lo sfasamento, spezza le barriere claustrofobiche dell’Io. Qui, l’uso
della prospettiva psicologica – lo spazio è un cubo trasparente da cui
osservare il mondo – richiama la pittura di Giotto.
Aria, Fuoco, Terra ed Acqua: ecco
la nuova ricetta della materia del mondo. Come un filosofo ermetico, il Pictor
Optimus utilizza
metafore e simboli celando i riferimenti dietro immagini semplici. In Spettacolo
misterioso, i
collegamenti tra Sole e Luna, sorta di coniunctio oppositorum, può rappresentare la
trasmutazione, fine del caos e della cecità. Le Vite silenti infine, tableau vivant sfociati dall’animismo saviniano,
sono metafora degli attributi dionisiaci (Le verre de vin, Natura morta con uva e
melograno) e
della conoscenza Universale.
Per accedere allo stato di
profetica veggenza, “che è la percezione metafisica delle cose, è necessario
vedere dietro l’angolo, entrare negli spazi delle sue prospettive ribaltate, in
silenzio”
(Lorenzo Canova).
geometrie sfalsate, atmosfere sature di mistero. In scena al Palaexpo, Giorgio de Chirico (Volos, 1888 – Roma, 1978). Nelle
gallerie ai lati della Rotonda si amplifica l’impressione di spaesamento lungo
il percorso espositivo. Che si snoda in sette sezioni sotto il segno della
categoria filosofica della natura.
La scelta curatoriale di Achille Bonito Oliva – che
privilegia la ripartizione tematica – se da un lato produce accostamenti
inediti e suggestivi, dall’altro, unitamente all’allestimento in certi casi
sovraccarico e alle mescolanze stilistiche che contraddistinguono le varie fasi
dechirichiane (dal Simbolismo alla Neo-Metafisica), rischia di renderne poco
leggibile l’iter già complesso e a volte apparentemente contraddittorio.
Si comincia dalla natura scenario
d’archetipi universali, che fa da sfondo a figure mitologiche, bibliche e
storico-leggendarie. Dove Mithos è manifestazione dell’essere nel suo evento epifanico. I
personaggi del maestro di Volos vivono al di fuori del tempo e dello spazio, e,
di fatto, fuori del mito stesso. Ecco allora: Ulisse, eroe del nostos per eccellenza. Arianna, figura chiave del mito del
labirinto, in posa meditativa come la Melancholia di Dürer. E Le
Muse inquietanti,
quadro simbolo della Metafisica.
Dal mito a una natura irreale in
cui convivono “la luce piena del meriggio e l’ombra della mezzanotte, in una
complementarità e unione dei contrari di matrice nietzscheana”, scrive Lorenzo Canova in una
recente pubblicazione. Come nelle Piazze tagliate in due da zone buie che corrono oltre i
confini del quadro.
Si delineano più avanti le entità
anti-naturali: statue, manichini, ombre. L’uomo muta in organismo intermedio
come macchina pensante e senziente, ma anche essere soprannaturale. Ancora,
scatole cinesi, quadri nei quadri, rebus insoluti: gli interni metafisici.
L’inconscio è sorgente della visione. Il senso, dilatazione del reale e
attraverso lo sfasamento, spezza le barriere claustrofobiche dell’Io. Qui, l’uso
della prospettiva psicologica – lo spazio è un cubo trasparente da cui
osservare il mondo – richiama la pittura di Giotto.
Aria, Fuoco, Terra ed Acqua: ecco
la nuova ricetta della materia del mondo. Come un filosofo ermetico, il Pictor
Optimus utilizza
metafore e simboli celando i riferimenti dietro immagini semplici. In Spettacolo
misterioso, i
collegamenti tra Sole e Luna, sorta di coniunctio oppositorum, può rappresentare la
trasmutazione, fine del caos e della cecità. Le Vite silenti infine, tableau vivant sfociati dall’animismo saviniano,
sono metafora degli attributi dionisiaci (Le verre de vin, Natura morta con uva e
melograno) e
della conoscenza Universale.
Per accedere allo stato di
profetica veggenza, “che è la percezione metafisica delle cose, è necessario
vedere dietro l’angolo, entrare negli spazi delle sue prospettive ribaltate, in
silenzio”
(Lorenzo Canova).
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La Natura secondo de Chirico
a cura di Achille Bonito Oliva
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale,
194 – 00184 Roma
Orario:
domenica e da martedì a giovedì ore 10-20; venerdì e sabato ore 10-22.30
Ingresso: intero
€ 12,50; ridotto € 10
Catalogo 24
Ore Motta Cultura
Info: tel. +39
06489411; fax +39 0668301087; info@palazzoesposizioni.it; www.palazzoesposizioni.it
[exibart]
Un artista cialtrone, disonesto intellettualmente. Non bisognerebbe esporre nessun suo quadro dopo gli anni Quaranta e nemmeno nessuno di quelli che arbitrariamente (e per motvi di denaro) lui ha falsificato!