Luogo di confine tra realtà e
fantasia, non c’è opera che non sia attraversata da “un’espressività sempre in fermento, che
regala visioni inverosimili e, per l’appunto, inaspettate”, come
afferma la curatrice Silvia Cirelli. “Una
realtà atipica piena di curiosi personaggi e stravaganti ambientazioni che,
forse, come molto spesso sottolinea Ma Liang, non si riescono più a vedere,
perché ormai si è persa per strada la voglia di sognare e di reinventarsi”.
Artifex di rinascimentale
memoria, l’artista cinese si avvale della tecnica scenografica per costruire
artigianalmente le pagine del suo racconto, che ferma attraverso la fotografia.
Questa sua modalità è esemplificata dal progetto presentato contemporaneamente
per l’ottava Biennale di Shanghai, in cui trasferisce il suo studio al 696 di Weihai Lu
– dove costruisce anche curiosi marchingegni e piccole installazioni –
all’interno del museo.
Una ricerca artistica vissuta con lo spirito
dell’avventura, sempre aperta a possibili contaminazioni, come quelle
pittoriche con il linguaggio esoterico di Hieronymus Bosch o la
freschezza di una contestualizzazione naturale di Sandro Botticelli. L’interpretazione iconografica e concettuale è
in chiave contemporanea, naturalmente, ma è chiara la citazione dell’antico,
sia nel dittico in bianco e nero
Leaves of Grass (2007-08),
sia nello straordinario polittico a colori Journey
to the West (2008), una delle rare opere in cui l’artista si ritrae
direttamente, e non solo attraverso il calco del volto (come in Second-hand Tang Poem n. 3, 2007). Anche
in questa sua auto rappresentazione, all’interno della raffigurazione c’è memoria
dei canoni della ritrattistica rinascimentale, in cui il pittore prende parte
alla scena.
Alla tradizione culturale cinese rimanda,
invece, l’omaggio a Li
Shangyin (IX secolo d.C.), a cui si sono ispirati
anche i Pink Floyd per il brano Set the
Controls for the Heart of the Sun (1968). I versi del poeta di epoca Tang
riflettono una certa vena di “romanticismo pessimistico”, che
appartengono al carattere di Ma Liang.
Quanto all’utilizzo del bianco e nero, oltre che della
fotografia a colori, è lo stesso artista a darne spiegazione: normalmente
ricorre alla seconda per mettere a fuoco soggetti del quotidiano, in Cina, che
parlano di confusione e felicità. “Alcune
volte sento che questo tempo, proprio come la fotografia digitale, sia come il
fast-food, un po’ leggero, ma vivace”. Diversamente, la pellicola in bianco
e nero implica una profondità concettuale: “Ecco
perché la scelgo per parlare di alcuni soggetti che ritengo seri, come quello
della scomparsa della nostra cultura, come pure alcune mie riflessioni
personali sul concetto filosofico”.
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La
prima personale da Co2
manuela de leonardis
mostra
visitata il 25 ottobre 2010
dal 23 ottobre all’undici dicembre 2010
Ma Liang – The unexpected world
a cura di Silvia
Cirelli
Co2 Contemporary Art
Via Piave, 66 (zona Macro) – 00187
Roma
Orario: da lunedì a venerdì ore 11-19; sabato ore 16-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0645471209; fax +39 0645473415; info@co2gallery.com; www.co2gallery.com
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