La galleria di via degli Specchi rilancia la sua attività
espositiva con un nuovo progetto: Unosolo, una vera e propria project room che
di volta in volta ospiterà un artista o un curatore, per concepire un progetto
specifico per lo spazio a disposizione, in una sorta di focus ravvicinato sull’opera.
La prima a esporre è
Elín Handsóttir (Reykjavík, 1980; vive a Berlino),
al debutto in Italia, dove porta il suo minimalismo costruttivo che prima
indaga la struttura spaziale del luogo e poi sa sfruttarne al massimo le
peculiarità e le caratteristiche architettoniche, per creare un ambiente allo
stesso tempo familiare e straniante.
Le sue installazioni in genere riproducono tunnel e
meandri con elementi mobili, giocano con le coordinate di tempo e spazio,
includendo illusioni visive o uditive. Non fa eccezione l’opera site specific
realizzata per Unosolo, in cui l’artista islandese ha prodotto una stanza nella
stanza in cui si penetra gradualmente, guidati da morbidi trapassi di luce e in
cui ci si trova circondati da accoglienti pareti bianche dalla forma quasi
uterina,
tanto che sembra di trovarsi in un luogo-non luogo, staccati dal
mondo.
A sottolineare lo scorrere del tempo trascorso in questa
“bolla” spazio-temporale c’è solo il rintocco di una campana, così che
l’effetto complessivo è quello di una dimensione che obbedisca a regole proprie,
esistente solo in una dato istante di tempo.
Handsóttir si sforza di ottenere per i suoi ambienti un
aspetto quanto più semplice e lineare, austero quasi, che mascheri la
complessità tecnica e la laboriosità dell’esecuzione.
Stesso discorso vale per un’altra opera-installazione in
mostra nella stessa sede, ma non facente parte del progetto Unosolo, in cui
faretti colorati agganciati al soffitto trasformano l’ingresso stesso del
visitatore nella sala in un happening in continua evoluzione, per cui basta
compiere un minimo movimento per far esplodere sui muri bianchi mille forme
colorate e quindi mille opere diverse, che uniscono il fattore giocoso e
interattivo a quello della casualità e della ipertemporaneità, poiché compaiono
e scompaiono in un solo gesto.
Proprio per ciò l’opera di Handsóttir è perfetta per
inaugurare questo nuovo ciclo: l’artista realizza ogni opera come se avesse
davanti una pagina vuota da riempire con l’esperienza e l’interazione del
pubblico, e lo stesso si propone di fare Unosunove con questa project room,
documentata anche da un blog, che, nelle parole del gallerista Fabio Ianniello,
vuole sfruttare al massimo lo spazio della galleria, offrendo sia una
programmazione più flessibile, sia dedicando spazio ai giovani artisti e ai
giovani curatori. Mettendo al centro un solo progetto e una sola personalità.