Una continua ricerca di verità destinata a fallire. Sommariamente, questo è il pensiero che Achille Bonito Oliva ha espresso in merito a
Permanente presenza all’inaugurazione della mostra. Lo aveva già affermato parlando del lavoro degli artisti in generale, ma assolutamente puntuale è stato nel caso specifico. La soggettività del reale è al centro della ricerca di
Gea Casolaro (Roma, 1965). Da sempre, in una crescente negazione dell’oggettivo, l’artista indaga le molteplicità degli sguardi che compongono la realtà. E lo fa attraverso l’uso della sua fotografia, talvolta “contaminata” dalla presenza di visioni altrui, proprio ad accentuare quest’impossibilità di assolutizzare una verità fondamentalmente inesistente.
Per il lavoro commissionato dalla Guardia di Finanza e sostenuto dal Mart, dov’è stato in mostra prima di arrivare a Roma, Casolaro è andata alla ricerca dei luoghi -in Trentino Alto Adige- dove furono scattate le immagini di archivio del Corpo. Dopo aver fatto le sue foto, le ha sovrapposte, riproponendo un momento di quotidianità che, così, “subisce” la sua diversa lettura. Scattando dalla stessa prospettiva delle fotografie originali, l’artista ha cercato un’immedesimazione locale per comprendere il punto di vista dell’altro. Nel fotocollage, in parte ha sottratto la sua visuale in favore di un più ampio ritratto delle cose, composto di un
doppio sguardo, seppur inevitabilmente e consapevolmente parziale, proprio perché prodotto di due sole visioni, la sua e quella del finanziere fotografo.
Il risultato è una cortocircuitazione visuale che modifica gli ambienti indipendentemente dal tempo passato, rimandando, dei soggetti ritratti, un’immagine familiare che non risente dell’ufficialità del ruolo che comunque hanno. Si propone così un’altra sfaccettatura dell’artista, che non solo propone un diverso modo di guardare all’altro, ma pure mette in evidenza la dimensione relazionale del proprio lavoro.
Spesso, infatti, i suoi progetti vivono grazie alla collaborazione con chi ne è “oggetto”. Fu così quando chiese le foto di amici e familiari per
Visioni dell’Eur e quando intervistò gli abitanti di Manciano per il progetto proposto a
Quattroventi. È così per i finanzieri che l’hanno accompagnata fra le montagne.
Dopo l’esposizione al Mart, la mostra trova luogo in un altro museo che alimenta ulteriormente l’operazione. La collocazione negli spazi che ospitano gli affascinanti cimeli della Guarda di Finanza dona subito respiro storico alle opere che, di contro, rimandano umanità e vicinanza a un contesto -quello dell’arte contemporanea- solitamente avulso dall’altisonanza marziale.