-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
L’iniziativa nasce dall’incontro e il contatto del curatore, Ludovico Pratesi, con alcuni collezionisti romani che conservano all’interno delle proprie dimore un patrimonio d’inestimabile valore. L’attenzione si focalizza sul cinquantennio dal dopoguerra agli anni ’90 e vuole mettere in risalto il gusto personale di ciascuno dei sedici collezionisti presenti alla mostra. Una selezione da una a quattro opere, per ogni collezione, non è sufficiente a svelare le peculiarità e le inclinazioni di ogni raccolta e, allo stesso tempo, il tentativo di ricostruire una microstoria dell’arte contemporanea internazionale risulta essere poco significativo. Possiamo però fidarci delle parole di Pratesi, che presenta l’evento come una mostra non di opere, o almeno non soltanto, ma di collezioni.
Nel corso della presentazione della mostra è intervenuto Lamberto Perugia, che espone in questa sede Il Paesaggio rosso (1952) di Afro e una tempera di Magritte del ’65. Le sue parole rivelano le linee guida del collezionismo: la passione per l’arte, l’intuito e la competenza. Non si parla quindi di possesso della bellezza, piuttosto di bellezza del possesso. L’acquisto di un’opera nasce dal desiderio di possedere qualcosa di bello, qualcosa che ci rapisce al primo sguardo. L’intuito e la competenza in materia aiutano certamente a creare una collezione che, pur riflettendo il gusto personale del collezionista, assume anche un valore storico-artistico.
Interessante il contributo di Rosella Siligato, Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che indaga il rapporto tra istituzioni pubbliche e collezionismo privato. La chiusura delle istituzioni pubbliche nei confronti del collezionismo privato è una delle cause che determina clamorosi vuoti storici nelle raccolte pubbliche. L’assenza di dialogo limita la possibilità di aggiornare e integrare il patrimonio istituzionale. Un’altra riflessione si sofferma sugli slittamenti dei ruoli. Non esistono ruoli ben definiti e distinti. Il collezionista è anche gallerista e critico e ciò compromette una obiettiva e completa campionatura e promozione dell’arte italiana contemporanea.
L’esposizione è ospitata nel Caveau del Museo del Corso e vi si accede dalla grande porta-cassaforte.
Le collezioni presenti sono: Attolico, Berlingieri, Berlingieri-Leopardi, Bozzini, Bulgari, Casagrande, Fontana, Franchetti, Hruska, Marchini, Musumeci Greco, Perugia, Sargentini, Stipa, Ugolini, Zanmatti.
Tra gli artisti segnaliamo: Carla Accardi, Afro, Boetti, Burri, Castellani, Colla, Dorazio, Festa, Fontana, Kounellis, Merz, Paladino, Warhol .
daniela bruni
mostra visitata il 24-V-2001
TESORI NASCOSTI – 16 Collezioni private mostrano i loro capolavori – Roma, Caveau del Museo del Corso, Via del Corso 320
Dal 25-V-2001 all’08-VII-2001. Tutti i giorni: 10.00 – 20.00. Chiuso il lunedì. Biglietto di ingresso: £ 8.000 intero; £ 6.000 ridotto. Catalogo: Charta
Informazioni: tel. 06/6786209; www.museodelcorso.it
[exibart]