Categorie: roma

fino all’8.XII.2007 | Oscar Turco | Roma, Ph7 Art Gallery

di - 27 Novembre 2007
Le mostre di Oscar Turco (Buenos Aires, 1949; vive a Roma), artista schivo ed elegante, si affermano solitamente per una rara presenza complessiva, come installazioni concepite attraverso un insieme di realizzazioni assai diverse ma internamente coerenti più che come somma di opere, le quali pure richiedono e provocano una consapevolezza specifica, di volta in volta distinta. La personale in discorso, ottimamente introdotta da un testo di Mario Iannelli che ne sottolinea il peculiare “equilibrio fra parola e silenzio”, è in questo senso l’ennesima conferma di tale principio espositivo.
L’utilizzo di mezzi disparati –fotografia, pittura, disegno a matita, in precedenti occasioni anche ready made– pare in effetti rispondere a un’esigenza di universalità propria dell’artista e di cui si avverte un’immediata risonanza nei lavori esposti. La tecnica, in sostanza, si fa tramite di un’ispirazione liberamente respirante, slegata da asfissianti preoccupazioni di riconoscibilità stilistica o categorizzazione estetica, tutta concentrata invece sulla resa materiale di “impronte mentali” (per usare un’espressione cara alla meditazione di scuola zen) evidentemente centrali nella sensibilità dell’artefice: è una resa tentata per sottrazione, come a voler arrivare senza contrasto fino all’essenza delle cose. Si passa dunque da una piccola e apparentemente enigmatica iscrizione a matita su carta, Nessuno merita l’odio, a due disegni realizzati sempre a matita nei toni prevalenti del bianco e del nero (Landscape), fino a una serie di tre fotografie di medio formato ai sali d’argento, Marina.
Ora, gli scatti in successione di un orizzonte di mare –un orizzonte come potrebbero essere infiniti altri di infinite altre occasioni– non s’impongono qui per l’immagine in sé, poiché non tentano affatto di creare una qualche descrizione o illusione di realtà. Piuttosto consistono nel gesto determinato in un tempo dato, al modo di un hayku dedicato a celebrare poeticamente l’ineffabile eternità di un evento minimo e inosservato ai più.
Giunti a questo punto, non si può negare di essere tentati di riconoscere i tratti di una sensibilità più propriamente orientale nell’opera di Turco, quantomeno nel senso individuato dallo studioso Sidney Gulick, secondo cui “gli artisti orientali non sono interessati alla rappresentazione fotografica di un oggetto ma all’interpretare il suo spirito”, a fronte della considerazione generale per cui “l’arte occidentale esalta la personalità, è antropocentrica, l’arte orientale è stata cosmocentrica”.

Senza impressione alcuna di pesantezza o incongruità, allora, si muove ancora lo sguardo in mostra fino a posarlo su uno dei cosmi oscuri disegnati da Turco, e qui lo si lascia finalmente perdere nella profondità di uno spazio inabitabile, ma a cui pure l’uomo aspira. Se ne guadagna un’intensa sensazione di quiete, spogli finalmente dell’ordinaria aggressività e pronti a prendere di nuovo il largo nel mondo esterno. Anche questo dalle apparenze poco abitabili, ma almeno per oggi un po’ meno scontrose.

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mostra visitata il 16 novembre 2007


dal 6 novembre all’otto dicembre 2007
Oscar Turco – Improbabili habitat
a cura di Mario Iannelli
Ph7 Art Gallery
Via della Scrofa, 46 (zona Piazza Navona) – 00186 Roma
Orario: da martedì a venerdì ore 15-20; sabato ore 11-13 e 16-20
Ingresso libero
Catalogo Carte Segrete
Info: tel. +39 0697602663; info@ph7artgalley.it

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