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fino all’II.V.2013 | David Adamo, Sophie Bueno-Boutellier, Gianni Caravaggio, Jason Martin, Gianni Piacentino, Dan Shaw-Town, Song of myself | Roma, Galleria 1/9unosunove

di - 29 Aprile 2013
Il gesto per un artista è sempre stato sinonimo del suo segno riconoscibile, in quanto elemento caratteristico che ne permette l’identificazione immediata. Per sua stessa natura, dunque, il gesto come tratto distintivo, è un’azione ripetuta dall’artista in tutte le sue opere. Più complessa è, invece, l’interpretazione di quelle opere in cui “la maniera” non è soltanto la firma dell’artista, quanto una ricerca incessante alla scoperta di sé.

Sulla scia dell’ultima (fruttuosa) esperienza di mostra collettiva (“Nessuno e niente scompaia”), la galleria 1/9unosunove presenta con la mostra “Song of myself” sei artisti, apparentemente molto diversi l’uno dall’altro, accomunati dal desiderio di svolgere un’indagine caratterizzata dalla reiterazione di un gesto, che diventa il segno distintivo del loro lavoro.
Quello che, in una prima analisi, sembrerebbe essere un gruppo di emulatori minimalisti, considerate le caratteristiche stilistiche delle opere proposte, non lo è affatto una volta osservata attentamente la metodologia seguita per realizzarle. Gli oggetti che si offrono allo spettatore nella propria estrema pulizia formale, raccontano la presenza assente dell’artista che li ha prodotti: in New Men’s Standards e Verification of a Dream di Sophie Bueno-Boutellier c’è il processo di piegatura e stesura della pittura che trasforma la tela in una nuova forma non più ad essa riconducibile; nella scultura di David Adamo (Untitled) c’è l’artista che scava il legno di cedro fino a quando non riesce a plasmarlo, alla maniera di un “non finito” michelangiolesco; nei monocromi di Jason Martin (Fetish, Amore) c’è un corpo che si fonde con la materia-colore per stenderla sull’alluminio; nelle forme eleganti di Warm Gray, Silver, Black Triangle Vehicle di Gianni Piacentino c’è quel richiamo alla velocità e alla forza dell’immagine di stampo futurista; nel bianco e nero di Dan Shaw-Town (Untitled) c’è la materia nata da materiali di scarto (Econolite) che si confonde con la carta di un quotidiano grazie ad un processo di stiratura; nelle sculture evocative di Gianni Caravaggio (Attendere un mondo nuovo, L’apparire dell’origine) l’accidentalità ambientale cui l’opera è esposta diventa potenziale e chiave di lettura della stessa.
Ecco allora che quella ripetizione, che sia nell’uso dei materiali o delle stesse forme, altro non è che il modo in cui l’artista ricerca e racconta se stesso: quella Song of myself presa in prestito da Whitman altro non è che la risposta raggiunta a indagine completata.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 28 marzo 2013
dal 28 marzo all’11 maggio 2013
Song of myself
David Adamo, Sophie Bueno-Boutellier, Gianni Caravaggio, Jason Martin, Gianni Piacentino,
Dan Shaw-Town
1/9unosunove
Via degli Specchi, 20 – Roma
Orari: martedì – venerdì 11.00 – 19.00, sabato 15.00 – 19.00 (o su appuntamento)

Nata a Roma nel 1988, consegue la laurea magistrale in Storia dell'Arte nel 2012 presso Università degli Studi di Roma La Sapienza. Dopo aver fatto diverse esperienze nel campo, dalla didattica e mediazione presso il MAXXI all'esperienza in galleria tra Roma (1/9unosunove) e Parigi (Galerie Antoine Levi), nel 2014 è assistente al coordinamento delle gallerie partecipanti ad Artissima a Torino. Oggi si sta formando per diventare Registrar. Collabora con Exibart dal 2012 e da un anno anche con INSIDE ART. Scrivere è da sempre la sua passione.

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